Forlì, 19 ottobre 2011 - Tante volte lo avevano scambiato per il tenorissimo, Big Luciano. E lui stesso ci aveva giocato, sorridendo sotto il cappello, scherzandoci con quell'ironia che lo ha sempre contraddistinto.

Gli faceva piacere, a Benito Nava: nato a Forlì nel 1936, aveva lasciato la città nel 1960 per andare in Norvegia, assunto come trombettista dell'orchestra del prestigioso Britannia Hotel di Trondheim, terza città più grande del paese dei fiordi. E aveva cantato, suonato, inciso dischi. Aveva voce da tenore e la figlia Victoria è oggi una nota cantante lirica. Ma Benito Nava, scomparso lunedì all'età di 75 anni, era anche molto altro: in Norvegia era conosciutissimo, un vero e proprio ambasciatore della cultura tricolore. Nel 1978 aveva aperto un ristorante (Benito's) e una pizzeria (Zia Teresa, come la sorella che ancora vive a Forlì), era stato testimonial pubblicitario per una catena di cibo all'italiana, era stato cantante, interprete per il tribunale, il consolato italiano in Norvegia e persino per la squadra di calcio locale, il Rosenborg.

Ora che non c'è più, stroncato da una breve ma terribile malattia, sarà seppellito nella 'sua' Trondheim. Ma tanti, anche a Forlì, lo ricordano con affetto.