Forlì, 22 gennaio 2012 - DON ERIO Castellucci, 52 anni, teologo e parroco di San Giovanni Evangelista, divenuta ‘famosa’ per la lotteria organizzata dagli Scout.
Obiettivo: raccogliere fondi per una nuova sede. L’iniziativa è stata un successone «Non speravo che potessero vendere tanti biglietti. Siamo arrivati a ottomila. E non dimentichiamo che costano 3 euro l’uno».

Tutti mobilitati qui attorno.
«Si sono mosse molte famiglie. Sono contento perché si è parlato di una iniziativa positiva. Non sono mancati episodi curiosi».

Racconti.
«C’era un lupetto che faceva la vendita porta a porta. Mi ha raccontato che tutti i giorni andava dal nonno a vendergli un biglietto».

L’anziano è senza memoria?
«Esatto. Siamo ai limiti del penale».

Quantifichiamo: quanto serve per costruire la nuova sede degli scout?
«Il preventivo dice 140mila euro. Ora siamo a metà, grazie anche al contributo della Fondazione Carisp, che ha messo 50mila euro».

Come fare con la parte mancante?
«Gli scout faranno altre iniziative di finanziamento».

Altri numeri: quanti siete qui in parrocchia?
«I parrocchiani sono 5.500, le famiglie 2.300».

Le persone vengono a messa?
«Anche troppo (ride)».

Sul sito di San Giovanni Evangelista la sezione delle sue omelie si intitola ‘Sonniferi e tranquillanti’. Lei ha un effetto sedativo sui fedeli?
«Semplicemente, visto che abbiamo pensato di metterle sul sito, ho dato la disponibilità a patto che ci fosse un titolo scherzoso. Qualcuno le usa comunque come medicina. Servono per addormentarsi».

Si racconta che ami andare forte in macchina. Conferma?
«Sì».

Multe?
«Alcune. L’ultima a Roncofreddo. Andavo ai 96,9 chilometri orari, 6,9 chilometri oltre il limite. Ho pagato la multa di 54 euro e ne ho aggiunti 10, come offerta per il Comune».

La descrivono come un prete sportivo.
«Mi piaceva il calcio, giocavo come terzino destro».

E ora?
«Mi piacciono ping-pong, pattinaggio su strada e ghiaccio e trekking».

Basta calcio?
«Direi che è il momento di prendere atto dell’età. Ho un principio d’ernia».

Suo fratello Pellegrino è vice presidente del Forlì calcio. Segue i galletti?
«Leggo qualcosa su internet. Lui dice che vanno sempre bene. Non so se sia vero».

Lei è nato a Roncadello. È ancora legato al quartiere?
«Certo. Ci vado spesso, mia mamma abita lì. Conosco praticamente tutti».

È vero che da giovane inviò una lettera anonima all’allora parroco don Varo? Con le lettere di giornale incollate?
«Confermo. Io e un amico scrivemmo a don Varo: ‘c’è una minaccia, la verremo presto a trovare’. Quando ci scoprì ci diede una bella lavata di capo».

Poi recuperò, chiedendo l’aiuto di don Varo proprio qui a San Giovanni Evangelista.
«Sapevo che voleva ritirarsi in seminario. Ora viene qui due volte a settimana. Con lui c’è un rapporto molto buono».

I giovani frequentano la parrocchia?
«Ne abbiamo circa 150, dalla seconda elementare alla prima media. Abbiamo 31 ragazzi di famiglie musulmane che frequentano il dopo scuola».

Ci sono molte persone in difficoltà nella sua parrocchia?
«Da due anni abbiamo il centro d’ascolto. Aiutiamo, grazie alla Caritas, 55-60 famiglie. In alcuni casi paghiamo le bollette. C’è anche un aiuto diverso, grazie a uno psicologo. Molte persone non sanno di avere dei diritti, per esempio gli assegni familiari».

Le chiedono lavoro?
«Sì, tante badanti. Qui abbiamo oltre 600 ultra 80enni».

Si sente un punto di riferimento?
«Non tanto io, quanto la parrocchia. C’è senso di appartenenza, anche da parte di chi non viene in chiesa».

È appassionato di cultura egizia e Maya. Finirà il mondo nel 2012?
«Ma no, mangeremo il panettone».

Raccontano che sappia imitare Topo Gigio.
«Ebbene sì (con la tipica voce nasale del topino, ndr)».