Forlì, 8 febbraio 2012 - SI DEFINISCONO una milizia. Anzi, una «Milizia fascista, sezione di Forlì». E scrivono. Scrivono una lettera di rivendicazione. Vecchio stile, mai morto. E da rivendicare, stavolta, c’è l’attacco all’autovelox di Durazzanino. Sì, quello preso a pallettoni, la notte del 23 gennaio scorso. Un velox inattivo da settimane, ma scomodo. Così qualcuno l’ha attaccato. Con un fucile di quelli usati dai cacciatori di cinghiale (l’hanno certificato le analisi della Scientifica). Le indagini, coordinate dal pm Marilù Gattelli, prendono subito la strada della vendetta. Qualche multato che non l’ha mandata giù. Si cominciano ad analizzare i multati e i possessori di fucili da caccia. Riscontri incrociati a non finire, da parte di polizia e carabinieri.

MA ECCO che adesso salta fuori la milizia. La «Milizia fascista». Il volantino arriva in redazione la mattina. Non nessun timbro postale. C’è un francobollo da 0,60 centesimi, che ritrae l’icona dei Giochi del Mediterraneo. Ma è un francobollo inutile: la lettera è stata chiaramente portata a mano.
Il testo ha una declinazione frenetica e farneticante, anacronistica. «A riprova dell’attendibilità di questa lettera — scrivono quelli della ‘Milizia fascista’ — affermiamo che l’atto è stato eseguito tramite l’esplosione di due cartucce calibro 12; una con munizionamento spezzato e una con munizione a palla». Poi, la precisazione: «L’operazione militare in questione non ha nulla a che vedere con le attuali polemiche in tema di autovelox». I militi quindi sgomberano il campo. Non vogliono confondersi con chi protesta per una multa. No. Loro — i militi fascisti — volano alto. Ne fanno una questione di giustizia. «L’autovelox — precisano i presunti attentatori — rappresenta puramente e semplicemente un simbolo della vessazione dello Stato nei confronti dei propri cittadini».

«Non è intenzione di questa milizia usare violenza nei confronti delle persone — continua il volantino —. Il nostro obiettivo è colpire i simboli dello Stato che si caratterizza attualmente attraverso una pluralità di atteggiamenti inaccettabili».
Il corpo centrale della lettera è una congerie di luoghi comuni e demagogie. Nel mirino, lo «Stato usuraio... multietnico e multirazziale, lo Stato vessatore...». La chiusa sa di minaccia, contro il sindaco di Forlì: «Se Balzani si scandalizza parlando di atto di ‘violenza estrema’, sappia che lui si trova dalla parte sbagliata». Per finire: «Seguiranno altri comunicati». Lettera credibile? Lo diranno gli inquirenti.