Forlì, 27 giugno 2012 - STEFANO Gregorio, 47 anni, nato in Etiopia ma di fatto romagnolo a tutti gli effetti, visto che vive a Forlì da oltre 30 anni e lavora al ristorante Sarabea di Meldola. In questi giorni sta preparando pranzi e cene delicatissimi, destinati agli stomaci degli azzurri di Prandelli.

Da quanto lavora per la Nazionale di calcio?
«Due anni e mezzo».
Com’è nata questa collaborazione?
«Ho incontrato una persona che collaborava con lo staff della Nazionale e da lì è partita la mia esperienza. Sono chef di cucina».
Lavora ‘solo’ durante le manifestazioni ufficiali?
«No. Ogni volta che la Nazionale è a Coverciano, per amichevoli e partite ufficiali, io sono lì a lavorare».
Che regole deve seguire lo chef di cucina degli azzurri?
«Lavoriamo sempre in funzione dei calciatori, che sono professionisti e che a loro volta vengono controllati dallo staff medico».
Parla al plurale: quanti siete?
«Io, Claudio Silvestri — quello dello spot della Nutella — e Andrea Giovannini, responsabile di sala e filtro delle richieste dei giocatori».
Ne arriveranno di strane
«No, assolutamente. Il menù prima delle partite è di fatto sempre lo stesso».
Ecco, domani prima di Italia-Germania cosa mangeranno a pranzo?
«Risotto alla parmigiana, carne bianca, molta frutta e verdura. Il premio, alla fine di ogni partita, è la grigliata».
Premio che arriverà anche in caso di sconfitta?
«Sì, però noi vogliamo mangiare col sorriso sulle labbra» (ride).
Siamo partiti dal pranzo, ma per colazione cosa c’è nel menù?
«Ognuno mangia quello che preferisce: caffè, cappuccino, tè, crostata, frutta fresca».
C’è qualcuno che mangia più di altri?
«No, ognuno si regola come crede. Prima ho detto che sono professionisti. Sono i primi a sapere che la loro macchina è il loro corpo. Si sanno gestire molto bene».
Mister Prandelli e il suo staff hanno un menù a parte?
«No, tutti mangiano le stesse cose».
Subito dopo la partita i calciatori mangiano qualcosa?
«Pasta fredda. L’altra sera, dopo la vittoria contro l’Inghilterra, una volta in albergo pasta e bruschette col pomodoro».
Com’è vivere a stretto contatto con i giocatori?
«Siamo come in un grande bar. C’è familiarità, si scherza. Montolivo, quando chiede la stracciatella, mi prende in giro per l’accento romagnolo».
Cassano e Balotelli cosa combinano?
«Sono simpatici, due macchiette. Fanno battute come tutti».
Chi è il senatore, il punto di riferimento?
«Il capitano, Buffon».
Se passereremo il turno, ha pensato a un menù speciale?
«No, non abbiamo deciso niente. Questione di cabala».

Luca Bertaccini