Forlì 10 luglio 2012

di Maurizio Burnacci

Si chiude con una sentenza storica in tribunale a Forlì il processo di primo grado su Divanopoli. Tutti condannati gli imprenditori italiani, accusati di aver fatto un patto con diversi colleghi cinesi allo scopo di violare le norme di sicurezza sul lavoro e in questo modo abbattere i costi di produzione di poltrone e divani made in Forlì, grazie anche allo sfruttamento della manodopera cinese. Un caso sollevato nel 2009 da due artigiane forlivesi, Elena Ciocca e Manuela Amadori, che proprio a causa di quella alleanza avevano perso competitività ed erano state costrette a chiudere la loro fabbrica.

Otto le condanne chieste e ottenute dal pm che ha seguito l'inchiesta, Fabio Di Vizio: quattro imprenditori forlivesi, Silvano Billi, Franco Tartagni, Luciano Garoia e Ezio Petrini, hanno incassato un anno a testa; sul fronte cinese, due artigiani immigrati hanno ottenuto un anno e nove mesi; un terzo straniero, un anno e mezzo, un quarto 9 mesi. A tutti è stato riconosciuto dal giudice monocratico Giorgio Di Giorgio il reato della rimozione e dell'omissione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. Assolto invece, come aveva chiesto il pm, Claudio Costa, un operaio accusato di essere stato prestanome di un'azienda forlivese. Riconosciuto anche il danno per le parti civili, ossia comuni di Forlì, Bertinoro e Castrocaro, più Camera di Commercio; danno che verrà però quantificato dal giudice civile. Entro 90 giorni arriveranno le motivazioni; a quel punto inevitabile che gli avvocati difensori facciano ricorso in Appello.