Forlì, 30 luglio 2012 - Adesso il pericolo è quello di uno 'tsunami' da falsario. Perché dopo l'arresto - venerdì scorso - di una 31enne calabrese presa a Santa Sofia dopo aver spacciato banconote fasulle in sette diversi punti vendita, arrivano adesso altre sei denunce.

Stavolta da Forlimpopoli. Dove la 31enne avrebbe fatto shopping nei giorni passati. Gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Fabio Di Vizio, a questo punto non escludono che la donna abbia spaziato in lungo e in largo per tutto il Forlivese. Gli stessi inquirenti mettono in guardia gli esercenti: «Attenti a chi fa acquisti con banconote di taglia medio-grande». La donna utilizzava preferibilmente carte da 50 e 100 euro. E quasi certamente non agiva da sola.

Tutto comincia venerdì, quando a dare l'allarme è una commerciante di Santa Sofia. S'è appena accorta d'essere stata raggirata da una donna, che tenta di pagare con banconote taroccate. La commerciante allora con una scusa trattiene la falsaria nel suo negozio e chiama i carabinieri. Che giugono sul posto e non lasciano scampo alle 31enne: arrestata in flagranza di reato. Ma la storia è appena all'inizio. La voce si sparge. E altri commercianti del paese dell'Alto Bidente s'accorgono d'essere state visitate da quella ragazza, così gentile, dai modi garbati: è incensurata e ha appena dato lo scritto per l'esame di abilitazione da avvocato. I controlli sono immediati. E danno tutti lo stesso risultato: i soldi incassati sono falsi. Scattano così, all'istante, altre denunce.

Risultato: tutti i commercianti danneggiati si ritrovano in tribunale a Forlì, per il processo per direttissima contro la donna, alla fine condannata a sette mesi e venti giorni di reclusione. Condanna patteggiata con la diminuzione di un terzo della pena; ma nonostante l'incensuratezza dell'imputata, il giudice dispone la custodia in carcere della donna: troppo gravi gli episodi contestati, ovvero detenzione e spendita di denaro falso con l'aggravante della continuazione. Il dubbio è però che la donna sia in diretta associazione coi falsari: a quel punto l'accusa sarebbe molto più grave e prevederebbe una pena da 3 a 6 anni.

Il dubbio che la 31enne sia in combutta con fabbricatori o distributori di denaro falso arriva da un fatto: con lei diversi testimoni hanno visto un uomo su una Ford Ka, poi fuggito dopo l'intervento dei carabinieri. Lungo il tragitto della fuga, è stato poi ritrovato un borsone con mille euro buoni, quasi certamente il bottino della giornata dei due. Gli investigatori sospettano che il totale del malloppo potesse essere molto di più. E che la donna e il suo complice fantasma siano direttamente collegati con una specie di zecca clandestina, sommersa da qualche parte della regione. Fabbriche di quattrini che in estate - come spesso accade - tornano a pullulare. Come ai tempi di 'Totò e Peppino'.