Forlì, 25 settembre 2012 - L’argomento è spinoso. Tanto da mettere in disaccordo la politica. A lanciare l’allarme sullo stato di salute delle case di riposo e dell’Azienda dei servizi alla persona (Asp) è Andrea Pasini, segretario provinciale dell’Udc. Pasini parla di "lunghe liste di attesa per ricevere l’assegno di cura o per l’inserimento in una struttura protetta".

Già, ma quanto lunghe? Lo stesso esponente dell’Udc fornisce i dati. "Un migliaio in lista per l’inserimento in struttura e circa 500 per l’assegno di cura, secondo l’ultima rilevazione in nostro possesso". Il confronto con Cesena, secondo Pasini, è impietoso. "Pur nelle stesse condizioni di ristrettezza economico finanziaria, a Cesena l’amministrazione comunale si è già attivata per raggiungere entro l’anno l’azzeramento delle liste di attesa per l’assegno di cura. Per quanto riguarda i posti letto convenzionati, il distretto di Forlì conferma il taglio di almeno 40 posti nel prossimo triennio mentre a Cesena si parla di aumento. Il tutto alla luce delle stesse normative regionali".


Politica in disaccordo, dicevamo. Nel mirino di Pasini — che ha chiesto la convocazione di due udienze conoscitive, una dei direttori delle strutture e l’altra dei componenti del consiglio d’amministrazione dell’Asp — c’è la situazione economica dell’Azienda dei servizi alla persona e le piccole strutture coi bilanci in rosso definite "antieconomiche e dispersive di energie e risorse".

Davide Drei, il presidente del Comitato di distretto, si difende chiarendo la propria posizione: "La nostra politica è chiara: ogni scelta sulla programmazione dei posti per le strutture va condivisa, oltre che tra i Comuni, anche con gli stessi gestori per individuare quali soluzioni organizzative e gestionali garantiscano la prosecuzione di esperienze anche nei Comuni piccoli e di montagna".

Il discorso si sposta sull’Asp "che ha sempre avuto bilanci in utile anche grazie alle nostre scelte sulla programmazione del fondo socio-sanitario, in linea con le norme regionali. Le incertezze — l’analisi di Drei — sono da ricondurre all’azzeramento delle risorse del fondo nazionale per la non autosufficienza".


Ma quali soluzioni propone Pasini per uscire dall’impasse? "Sul tema dell’accorpamento delle piccole strutture propongo, soprattutto per quanto riguarda la vallata, di inserire i posti convenzionati e i futuri nuovi accreditati in due strutture lasciando le altre all’assistenza privata e gestite dal privato sociale. Occorre poi rafforzare l’assistenza domiciliare, investendo nella prevenzione".

Una soluzione, quest’ultima, condivisa dai sindacati di categoria. "La prospettiva — dice Giuseppe Pasotti (Spi-Cgil) — non è certo quella di incrementare il numero dei posti letto. Occorre creare le condizioni per concentrare le risorse sul territorio puntando sull’assistenza domiciliare".

E per cercare di ‘smaltire’ la lunga lista per gli assegni di cura, destinati agli anziani non autosufficienti assistiti nel proprio contesto sociale. L’importo giornaliero del contributo varia a seconda delle necessità assistenziali (tre livelli per chi non percepisce l’indennità di accompagnamento: 22,17 e 13 euro, che diventano 7,75 per il livello A e 5,17 per il livello B con l’accompagnamento). Di questo i sindacati discuteranno il primo ottobre in un incontro con i componenti del Comitato di distretto.
 

Giuseppe Catapano