Forlì, 26 ottobre 2012 - UN UOMO distrutto. Quarantotto ore dopo la violenta rapina di cui è rimasto vittima, Luigi Bellini è una persona devastata. Nel fisico, come si evince dalla tumefazione che ne sfigura il viso, ma soprattutto nel morale. L’imprenditore, patron dell’At.ed 2, azienda forlivese leader nella vendita di macchinari e attrezzature edili, sta provando, per ora inutilmente, a riprendersi dallo choc nella grande villa di Ciola, frazione di Terra del Sole ai piedi del castello di Monte Poggiolo, teatro del dramma.
Signor Bellini, come sta?
«Malissimo. Mi sento completamente vuoto. La prima notte non sono riuscito a chiudere occhio. Poi ho dormito solo perché ho assunto delle gocce».
Com’è andata?
«Martedì sera sono rientrato dal lavoro un po’ più tardi del solito. Erano quasi le 19,45, ho parcheggiato l’auto e mi sono fermato in giardino per coprire la gabbia del pappagallo, non voglio che di notte prenda freddo. In casa non c’era nessuno perché mia moglie era a Trieste da uno zio».
Forse i malviventi erano al corrente di questi dettagli.
«Anche i Carabinieri ne sono convinti. I ladri conoscono le abitudini delle loro vittime. Hanno aspettato che staccassi l’allarme e mi sono saltati addosso. Prima hanno spruzzato dello spray al peperoncino, quindi mi hanno riempito di calci e pugni, in viso e nell’addome. Sono rimasto riverso a terra, fingendomi svenuto per evitare guai peggiori. Avevo in mano il telecomando dell’allarme e avrei potuto farlo scattare ma a quel punto avrei rischiato seriamente la vita».
Che danni ha riportato?
«Ho il setto nasale fratturato, forse anche un’orbita. Ho ematomi dappertutto. Non riesco a muovere il braccio sinistro perché i rapinatori mi hanno trascinato sul pavimento per tutta casa tirandomi per un polso».
Cosa hanno rubato?
«Mi hanno costretto ad aprire la cassaforte, all’interno c’era qualche gioiello di mia moglie e una collezione di sei o sette dei miei orologi da tasca. Per finire hanno preso qualche migliaio di euro, compreso quelli che avevo nel portafoglio».
Alcuni hanno assoldato guardie di vigilanza privata, lei non ha valutato la possibilità di farlo?
«Ho allarmi e telecamere dappertutto, nelle finestre, negli scuroni. Ovunque. Cosa dovrei fare di più? Due anni fa i ladri sono stati da mio figlio, ma hanno agito alle 10,30 del mattino. Poi hanno fatto visita a un vicino, sempre di giorno. E pensare che abitiamo in una zona difficile da raggiungere».
I filmati cosa hanno evidenziato?
«I rapinatori sono rimasti in casa 18 minuti, nei fotogrammi però si percepisce solo il movimento di due sagome scure».
Avevano inflessioni o cadenze particolari?
«Erano dell’est, probabilmente albanesi o rumeni. Avevano il viso coperto da un passamontagna. Si sono rivolti a me solo per ordinarmi di aprire la cassaforte. Prima di fuggire mi hanno immobilizzato sul divano legandomi mani e piedi e incerottandomi la bocca. Sono riuscito a liberarmi mordendo il nastro con cui mi avevano bloccato, quindi ho chiamato mio figlio e mia nuora, che abitano nella villa accanto. I Carabinieri sono arrivati in 5 minuti, si sono dati molto da fare. Erano qui anche stamattina (ieri, ndr), hanno interrogato i vicini, la squadra investigativa sta analizzando i filmati».
E ora, come si appresta a vivere il futuro?
«Sono nato in povertà e ho costruito un’azienda dal nulla. Ho sempre pagato le tasse, adesso tocca allo Stato e alle istituzioni tutelare i cittadini».

di Francesca Miccoli