Forlì, 19 agosto 2013 - Un'inchiesta terremoto: l'indagine su Sapro si è conclusa e sono 27 gli iscritti al registro degli indagati. Tra i quali - spiega una nota della Guardia di Finanza - amministratori e sindaci revisori. La società, partecipata da enti pubblici, aveva il compito di urbanizzare aree industriali e poi rivenderle, è stata dichiarata fallita nel 2010, con un debito di 110 milioni di euro, 80 dei quali verso le banche, che però per anni hanno continuato a sostenere la società. Da tempo il procuratore Sergio Sottani e il pubblico ministero Filippo Santangelo avevano aperto un fascicolo. Nelle indagini ha operato la Guardia di Finanza: «La società nella sua conduzione - così la nota ufficiale del comando di piazza Dante Alighieri - si è rivelata essere uno strumento in mano ai propri amministratori infedeli per effettuare una serie di attività antieconomiche illecite e in molti casi aventi come fine ultimo il lucro personale».

Secondo gli investigatori, «gli organi di amministrazione spesso operavano senza alcuna vera e propria logica aziendale e sovente per i propri personali interessi». I responsabili della società avrebbero acquistato terreni a prezzi superiori rispetto a quelli reali di mercato, con un danno al fisco quantificato in 900mila euro. Secondo gli investigatori, il direttore generale avrebbe ottenuto l'incentivo di produzione che, nel solo periodo che va dal 2000 al 2002, gli avrebbe consentito di percepire un 'bonus' di oltre 580mila euro.

Dell'inchiesta è al corrente anche la Procura Regionale presso la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per l'Emilia Romagna di Bologna.

Redazione