Forlì, 22 agosto 2013 - AVEVANO giurato che tutto andava bene. Nonostante il debito in costante crescita. E alla fine il castello è crollato, sotto i colpi dell’inchiesta condotta dal procuratore Sergio Sottani e dal pm Filippo Santangelo. La realtà di Sapro è un altra. Ma questa è quella che raccontavano loro, alcuni dei ventisette indagati per il crac.
 

«LA FASE dell’emergenza è finita». Era il 17 febbraio 2009, quando in consiglio comunale si presentava Vittorio Croci, allora presidente della società che aveva il compito di urbanizzare terreni e rivenderli per gli insediamenti industriali, già numero uno della Confindustria forlivese. Doveva relazionare sui conti della società, che ha appunto il Comune di Forlì tra i soci. Il 2009 è un anno chiave: il bilancio schizzerà a oltre 90 milioni di euro di deficit. Ma per Croci era ancora tutto a posto. Anzi: si stava per mettere a posto. Del resto già il 4 gennaio aveva parlato di stipule per quasi 4 milioni, contratti preliminari per 5 e altre vendite attese per 6 milioni: «Ciò consentirà alla società di chiudere il 2009 in utile».

Naturalmente, le prospettive a fine anno erano molto diverse. Dal Carlino del 18 dicembre: «La ricapitalizzazione è solo un’ipotesi, che potrebbe anche essere spalmata su un paio d’anni. Altrimenti i soci potrebbero sostenerci con prestiti o lettere di garanzia da presentare agli istituti di credito». MaSapro non doveva costare meno di un euro al pubblico? (un altro indagato, Giorgio Contarini presidente del collegio sindacale scriverà in una lettera al Carlino nell’ottobre 2010: «Sapro non ha ricevuto dai soci, ma ha dato») Eppure Croci, nel giugno 2007, sembrava colpito dal deficit. Ancora in Comune disse: «Leggendo i dati mi trema la voce». Pensate un po’: il 2006 si era chiuso con un passivo di 750mila euro. Una casualità, naturalmente: «Problemi tecnici».
 

Salto in avanti: luglio 2012, il giorno delle perquisizioni, in cui l’inchiesta prende le dimensioni attuali. Croci tentava ancora una difesa: «Ho creduto fortissimamente in questo progetto fin dal primo istante. L’obiettivo era importante, fondamentale. Il principio che aveva creato Sapro era nobile, innovativo. E’ stata una grande opportunità».
 

SULLA STESSA lunghezza d’onda il suo vice, Luigi Barilari, anche lui indagato: «Sapro stava lavorando bene. Poi è arrivata la crisi. Ma la sua funzione sarebbe stata comunque positiva nel nostro contesto produttivo provinciale». Si discosta, in un’intervista del dicembre 2010, solo Elvio Galassi, ex assessore del Comune di Forlì ai lavori pubblici e consigliere di Sapro dal 2005 al 2007: «Credo che ci possa essere stato un problema di trasparenza». E molto, molto altro.