Forlì, 22 agosto 2013 - FIUMI di parole: nell’archivio digitale del Carlino, la parola Sapro ricorreva 695 volte dal 1999 a ieri mattina. Le opposizioni, all’attacco. Rarissimi distinguo in area Pci-Pds-Ds-Pd, fino all’era Balzani. Ma Sapro piaceva, e piace tuttora a sinistra e agli ex Dc, e anche a banche e associazioni del mondo economico.

Naturalmente non è un reato (la politica è solo sfiorata: quattro gli ex assessori indagati, di cui tre cesenati, e un consigliere provinciale). Però fa capire come una rete di protezione abbia avvolto gli amministratori societari. Gli stessi a cui oggi i magistrati contestano un crac da 110 milioni di euro. Un disastro che politica e associazioni non hanno voluto vedere.

Leggete le frasi alle pagine 4 e 5: tutto andava benone. Una visione ideologica e distorta, che fa sorgere una domanda: come Forlì ha scelto, fino ad oggi e per decenni, la propria classe dirigente? Per molti, la storia di Sapro è un fallimento. A questo punto chiediamo chiarezza, a tutti i livelli.

Marco Bilancioni