Meldola, 7 marzo 2014 - Avanzano, come da programma, i lavori di restauro di Rocca delle Caminate, il castello di proprietà della Provincia di Forlì-Cesena situato nelle prime colline tra Forlì, Predappio e Meldola, che fu la residenza estiva di Benito Mussolini. Nei prossimi giorni il programma prevede di ricollocare sulla sommità della torre l’edicola metallica che conteneva il faro installato in epoca fascista, una potente luce tricolore che, nella logica dell’esaltazione del capo, segnalava a decine di chilometri di distanza la presenza del Duce nella residenza. Il manufatto è stato recuperato dal Laboratorio del Restauro di Ravenna ed è stato già trasportato nell’area del cantiere. Non sarà ripristinata la funzionalità del faro, sia per motivi storici, sia per motivi tecnici in quanto vietato dalle normative sull’inquinamento luminoso e per non arrecare disturbo al volo degli aerei.

L’intervento modifica il profilo del castello, ben visibile da lontano da tutta la città di Forlì: la torre, prima piatta, avrà ora una cuspide di coronamento. La lanterna è alta 4 metri, con diametro di 3,5. Nel 1927, a conclusione dell’intervento di restauro della rocca delle Caminate, il “tocco finale” fu quello di porre in cima alla torre ricostruita un faro elettrico che, forte delle sue 8.000 candele, proiettasse nella notte fasci di luce tricolore, visibili fino a distanze di decine di chilometri. Ad un esame visivo è emersa la firma di Henry Lepaute Paris, che rimanda ad una famiglia specializzata in orologi monumentali che già nell’Ottocento allargò la propria attività alla costruzione di fari. Negli Stati Uniti vi sono due fari storici con la medesima firma, uno in Maryland e l’altro nell’Oregon. In Europa ve ne sono diversi, tra cui uno particolarmente significativo in Svezia.

Il restauro, dopo la pulitura, ha visto l’assemblaggio delle parti, con la creazione di elementi di aggancio e supporto alla struttura per ricreare la ricomposizione della lanterna. Per la fattibilità di questo progetto sono stati fondamentali i disegni originali conservati presso la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna che ne hanno permesso il recupero filologicamente corretto.