Forlì, 25 giugno 2014 - Dovranno aspettare l’estate prossima i quartieri della città che bevono acqua dai pozzi. Appuntamento al 2015 affinché i cittadini riforniti dai serbatoi ‘Pandolfa’ e ‘Romiti’ possano abbeverarsi a Ridracoli, o meglio con un ‘cocktail’ di cui almeno la metà è acqua dell’invaso. L’opera costerà mezzo milione. L’anno prossimo sarà pronto anche il grande potabilizzatore Nip2 di Ravenna, mentre non arriverà prima del 2020 il ‘tubone’ che chiuderà il cerchio della circolazione idrica di tutta la Romagna: il collegamento sarà lungo 27 km, fino a Monte Casale (sopra Fratta Terme).

Sono questi alcuni degli investimenti più cospicui contenuti nel piano (da 300 milioni complessivi) di Romagna Acque-Società delle Fonti, la Spa pubblica i cui soci hanno approvato ieri all’unanimità il bilancio 2013, che ha prodotto utili per 9,9 milioni e un dividendo di 10,29 euro per ogni azione.
Una tale massa di investimenti in impianti e manutenzioni vuol dire lavoro e occupazione ma anche bollette più alte. Romagna Acque è il grossista che vende la risorsa a Hera, mentre le tariffe sono stabilite dall’agenzia regionale Atersir in base al principio della copertura totale dei costi di gestione.

L’aumento del prezzo all’ingrosso è stato del 6,3% nel 2013, del 5,96% nell’anno in corso e sarà simile nel 2015. Per parte sua, Romagna Acque, forte della propria solida situazione finanziaria, ha rinunciato a 10,7 milioni di euro negli ultimi due anni, evitando che il caro bollette diventasse esplosivo.