Forli, 7 dicembre 2010 - Dichiarato il fallimento di Sapro spa. Il Tribunale ha dichiarato fallita la società pubblica per l'insediamento delle attività produttive nel territorio di Forlì-Cesena, gravata da un debito di circa 110 milioni di euro. Il definitivo crac arriva dopo due istanze di fallimento avanzate dalla Procura della Repubblica.

Gli otto soci di Sapro (Comuni di Cesena, Forli', Forlimpopoli, Bertinoro, S.Sofia, Galeata,
Provincia di Forli'-Cesena e Camera di Commercio di Forli'- Cesena), dopo la decisione assunta dal tribunale di Forli', hanno emesso un lungo comunicato congiunto nel quale, dopo aver ripercorso in ben 31 punti l'intera complessa vicenda, precisano che ''dal momento in cui sono entrate nelle proprie funzioni, le amministrazioni socie hanno doverosamente tenuto costantemente informati gli organismi consiliari (capigruppo, commissioni, consigli) di quanto avvenuto alla societa' Sapro Spa, fino ai recenti ultimi avvenimenti, ed hanno attentamente monitorato la societa' in quest'ultimo, critico, anno e mezzo, con totale spirito di trasparenza''.
 

Gli otto soci proseguono poi manifestando la loro ''grande preoccupazione per le conseguenze negative che il fallimento di Sapro provochera' sul nostro sistema produttivo e sul livello occupazionale del nostro territorio, in particolare per le imprese che hanno crediti da riscuotere, per le imprese che hanno acquistato terreni e sono soggette al rischio di revocatorie, per le imprese che hanno progetti di insediamento in corso e per quelle che subiranno forti ritardi nella realizzazione dei loro piani industriali''.
 

''Ricadute negative - termina il documento - vi saranno anche sul sistema degli istituti di credito coinvolti. In particolare dispiace notare come le disponibilita' dimostrate dalle banche siano state evidentemente diverse tra di loro, mostrando valutazioni diverse sul futuro di Sapro e sulle conseguenze negative per l'economia della provincia di Forli'-Cesena''.

"In realta', come abbiamo appreso solo oggi, il fallimento era giu' stato decretato dal Tribunale il 30 novembre". Lea Mazzotti, liquidatore di Sapro, la Spa che dal 1995 si occupa dello sviluppo produttivo nell'area di Forli'-Cesena, ricostruisce i fatti che hanno portato al fallimento della societa', poche ore dopo aver appreso del decreto fallimentare emesso dal tribunale di Forli'.

La corsa contro il tempo di Mazzotti, che oggi ai cronisti ricorda a piu' riprese di essere stata nominata il 5 ottobre, non ha dato il frutto sperato, ovvero l'accordo con i creditori, con cui "il dialogo e' stato difficilissimo", lamenta il liquidatore. Dalla prima istanza di fallimento presentata dalla Procura (il 3 marzo, la seconda risale allo scorso 22 ottobre) e' passato ormai troppo tempo, fa capire Mazzotti, e nel frattempo l'inchiesta penale e' andata avanti con i sei iscritti nel registro degli indagati.
 

Allo stesso tempo, le banche, divise tra loro, dopo un lungo tentennamento non hanno sottoscritto il piano di ristrutturazione ex 182 bis. Sull'accelerazione voluta dal collegio guidato dal giudice incaricato, Cristina Salvadori, pesa come un macigno una memoria della Procura che oggi Mazzotti (sentita come persona informata dai
fatti nel troncone penale dell'inchiesta dai sostituti procuratori Fabio Di Vizio e Filippo Santangelo il 30 ottobre) riporta ai cronisti convocati nella sede di Sapro. Nel corso dell'udienza del 16 novembre, i consulenti dei magistrati evidenziano che "il deficit patrimoniale" di Sapro "ammonta alla data del 30 settembre a 31.729.312 euro, derivante dalla differenza tra il passivo di 137.343.393 euro e l'attivo di 105.614.081". Cifre nuove, se si pensa che finora si era parlato di un indebitamento sui 108 milioni di euro.

Qualche giorno prima (il 4 novembre) Mazzotti chiede alle banche (che hanno in mano 85 milioni circa del debito di Sapro) la sospensione-rinuncia degli interessi bancari maturati sui crediti chirografari dalla liquidazione della societa', nonche' la riduzione degli interessi maturati sui crediti ipotecari a partire dalla stessa liquidazione. Viene chiesta una risposta, in un senso o nell'altro, entro prima dell'udienza del 16 novembre. Tra la sera del 15 e la mattina del 16 novembre Mazzotti dice di ricevere un sostanziale si' alle richieste avanzate ad eccezione della Banca Popolare di Lodi. Il liquidatore prosegue la trattativa con i legali degli istituti di credito, con il risultato che solo il 29 novembre arriva un testo con tre condizioni: le banche ritengono "imprescindibile" capire che mercato hanno gli immobili di Sapro, i costi del completamento delle aree e la stima delle vendite.

Il liquidatore la legge come una "non chiusura". Ma il 3 dicembre lo studio Iannaccone, che assiste le banche, fa sapere ai colleghi di Sapro che la Cassa di Risparmio di Forli', uno dei principali creditori, "si ritiene libera di agire nelle sedi piu' opportune" perche' Mazzotti non avrebbe fornito gli "elementi indispensabili" per ogni valutazione.  Se, come pare, elementi nuovi non ci sono stati, il giudice dunque ha tenuto conto della memoria della Procura sul passivo: "Non sono in grado di dare alcuna cifra su attivi e passivi, le stime sono in corso. Da parte dei creditori e' stato ricevuto solo un decreto ingiuntivo", si limita Mazzotti. Qualunque numero esca dalla perizia sui conti, insomma, per il collegio giudicante ce n'era gia' abbastanza.

 Il liquidatore di Sapro si tiene pronta a dire qualcosa di piu' sulla dichiarazione di fallimento dopo aver incontrato, in serata, il curatore fallimentare. Per il ruolo e' stato scelto il commercialista milanese Italo Bruno Vergallo. Sara' lui a valutare "l'impatto sul territorio" del disastro Sapro, precisa Mazzotti nel momento in cui tutti si chiedono quale fardello il territorio dovra' sopportare.  "Valeva la pena tentare tutte le strade, un fallimento del genere rappresenta una questione importante. Al giudice sarei stata la prima a dire di no, ho lavorato giorno e notte convinta che qualcosa si potesse fare", spiega il liquidatore ravennate. Il suo lavoro di valutazione, intanto, continua 'al fianco' di Vergallo.