Forlì, 13 luglio 2011 - Ricominciamo dal Mugello?
«Siamo arrivati a nove decimi da Pedrosa, mica facile».

Soprattutto si è messo dietro Stoner.
«E con questo fanno quattro duelli vinti all’ultimo giro. Sì, sto bene».

Andrea Dovizioso, adesso è a 33 punti da Stoner leader del mondiale. Ancora tanti, però...
«Niente strategia. Non sarà facile perché Stoner e Lorenzo sono due che comunque sul podio ci arrivano sempre».

Però ci crede.
«Ci credo sì. E’ stato il Mugello che me l’ha fatto capire. Bisogna stare lì, essere veloci come al Mugello: se arrivo con loro sento di poterli battere».

Quante vittorie servono per arrivare al titolo?
«Mica tante come pensate».

Il Dovizioso ragioniere.
«L’importante, vedrete, è arrivare sempre sul podio, non cadere».

Suo padre, però, la incita a osare di più. E’ vero?
«Me lo dicono tutti. E vi capisco: sembra che io non rischi e non spinga. Ma ho solo uno stile di guida con meno movimenti...».

Simoncelli continua a cadere, intanto però le pubblicità se lo contendono. E lei?
«E io niente. Ma uno come Simoncelli basta guardarlo in faccia... non importano i risultati».

Va bene, però è uno che rischia. E’ dietro in classifica ma ha più fans di lei.
«Lui è uno che spinge al limite, non si fa problemi se sbaglia. Io non ho questa mentalità. Ma al limite ci arrivo anch’io».

Il gran premio di Germania?
«Al Sachsenring un anno fa bene in prova, 3°, meno in gara».

Una settimana dopo, Laguna Seca.
«Mi è sempre piaciuta. Ci vogliono due podi... e se ci scappasse anche una vittoria...».

Che quest’anno finora non c’è stata. Rimpianti?
«No, ho sempre fatto il massimo. Il peggior risultato è quarto posto. Ci è mancata solo un po’ di velocità le prime gare».

Lei e Lorenzo.
«Eh, in 250 lui con l’Aprilia andava veramente forte. Noi con la nostra Hondina facevamo fatica».

Rossi in crisi?
«Me l’aspettavo: la Ducati è dura. Solo Stoner ce l’ha fatta».

Resta lei.
«Mi sento alla pari con loro».

Da dove nasce la sicurezza?
«Ho lavorato duro con la preparazione fisica. E da tre anni mi preparo anche mentalmente».

Ha un mental coach?
«Non direi così. Da un lato serve concentrazione. Dall’altro, l’aspetto fondamentale è non buttarsi giù. E in un weekend di cose negative ne accadono decine...».

Di sicuro non si monta la testa. Casa ancora a Forlì?
«A Poggio».

Dove fa anche il papà.
«Sì. Quando sono a casa, la stragrande maggioranza del tempo la passo con Sara».

L’ha portata anche al Mugello.
«Ha 19 mesi. Solo alle gare in Italia. Forse verrà a Brno...».

Voi piloti viaggiate molto.
«E’ vero. Ma c’è di bello che non devo fare nient’altro. E poi la mia ragazza è brava. Mi sento un padre presente».