Mercoledì 24 Aprile 2024

Grecia sempre nella tenaglia. Anche Madrid bacchetta Tsipras. Varoufakis alle prese con Draghi

Clamoroso scontro tra il premier spagnolo Mariano Rajoy e il leader greco nella settimana in cui - giovedì a Cipro - tornerà a riunirisi il Consiglio della Bce. Per la Germania parla il falco Schauble: "Siamo solidali ma non disposti a estorsioni". Sullo sfondo la scadenza del debito con l'Fmi (1,5 miliardi da restituire a marzo) e quella in estate con l'Eurotower (da 6,7 miliardi)

Yanis Varoufakis, ministro della Finanze greco (Ansa)

Yanis Varoufakis, ministro della Finanze greco (Ansa)

Roma, 1 marzo 2015 - La Pasqua è ancora lontana - e quella ortodossa ancora di più - ma per la Grecia sui mercati questa sarà un'altra settimana di passione. La Germania, dopo aver approvato - venerdì - il prolungamento del programma di aiuti ad Atene con 542 parlamentari favorevoli, 32 contrari e 13 astenuti, oggi è tornata in cattedra con il ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble: "Non vogliamo una Grexit" e "siamo solidali ma non disposti a estorsioni" ha detto Schauble, salvo precisare che "nessuno ha costretto la Grecia al programma di aiuti" e che "se la Grecia non si atterrà ai patti non avrà più aiuti". Un assist chiaro a Mario Draghi, che giovedì riunirà a Cipro il consiglio della Bce, alle prese con la richiesta greca di rinegoziare la scadenza del debito con l'Eutower da 6,7 miliardi prevista in estate.

ITALIA BENEVOLA - La posizione dell'Italia è espressa dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan: "L'Europa ha dato un'apertura di credito alla Grecia che non è stato facile ottenere e la Grecia adesso la deve usare al meglio".  Meno equidistante nella querelle Atene-Berlino è la sinistra del Pd. "Nella lingua tedesca c'è un unico termine che indica due concetti diversi nella lingua italiana, che sono debito e colpa: forse anche questo vuol dire qualcosa", osserva il parlamentare del Pd, Gianni Cuperlo.

PROPOSTA 'INDECENTE'  - Il ministro delle finanze ellenico, Yanis Varoufakis, ha infatti avvisato che la Grecia incontra enormi difficoltà a ripagare il prestito di 1,5 miliardi con l'Fmi in scadenza a marzo, ma che lo onorerà perché non vuole essere il primo paese "a non rispettare gli impegni con Washington", a costo di "spremere il sangue dalle pietre". Una soluzione ragionevole, per il ministro, sarebbe quella di farsi restituire dall'Eurotower i 2 miliardi di euro di utili che la banca centrale ha guadagnato dal programma di acquisto di titoli di stato Smp durato dal 2010 al 2012.  

'NESSUNA MINACCIA' - Quanto poi al prestito da 6,7 miliardi che la Grecia ha con la Bce, Varoufakis è tornato a perorare una rinegoziazione spingendosi anche a rispondere con un tweet a chi gli diceva che la mossa sapeva di "minaccia". Varoufakis ha chiesto: "Dov'è la minaccia?" spiegando che il precedente accordo con la Bce prefigurava sempre un rimborso che sarebbe stato pagato con "prestiti freschi".  Soldi, sempre soldi, questo è il problema numero uno della coppia Tsipras-Varoufakis. Poi c'è quello politico. 

MADRID E LISBONA - Si sta creando un asse ispanico-lusitano, in seno alla Ue, contrario ad ogni ulteriore concessione ad Atene? Lisbona - in parte - nega. Ma secondo fonti governative spagnole, Madrid avrebbe addirittura chiesto alla Commissione Europea e al Consiglio europeo di condannare le dichiarazioni del premier greco, Alexis Tsipras.  

QUELLE PAROLE - Tsipras aveva accusato sabato i governi di Spagna e Portogallo di formare "un asse contro Atene" con l'obiettivo di far cadere il governo ellenico e far naufragare i negoziati in corso con l'Eurogruppo. "Ci siano trovati di fronte a un'asse di diversi poteri, guidato da Spagna e Portogallo che - per ovvi motivi politici - hanno cercato di far naufragare le trattative" aveva spiegato Tsipras in un discorso al Comitato centrale del suo partito, il Syriza. "Il loro piano era, ed è, quello di farci perdere credibilità, far cadere il nostro governo e obbligarlo a una resa incondizionata prima che il nostro lavoro cominci a dare frutti e prima che l'esempio della Grecia influenzi altri Paesi, in particolar modo prima delle elezioni politiche in Spagna", aveva concluso Tsipras. 

RABBIA IBERICA - "Cercarsi un nemico esterno è un rimedio che abbiamo già visto più volte nella Storia, che non risolve i problemi ma che anzi li aggrava" ha detto Rajoy durante un comizio in Andalusia dove il prossimo 22 marzo sono in programma le elezioni regionali, primo banco di prova per il movime to radicale Podemos, alleato di Syriza nel rifiuto dell'austerity europea e già accreditato dai sondaggi di poter contendere il Paese al centrodestra al potere. "Non siamo responsabili delle frustrazione creata dalla sinistra radicale che ha promesso ai greci ciò che non poteva mantenere", ha rincarato Rajoy, rispondendo alle accuse di Tsipras e invitandolo ad "essere serio".

DISTINGUO ATLANTICO - Il primo ministro lusitano, Pedro Passos Coelho, nel novero dei nemici di Tsipras non vuole invece stare. Anzi, in un'intervista pubblicata dall'Expresso, ha assicurato di non essere stato tra i fautori della linea dura in Europa. "Ci possono essere state ragioni politiche nel creare quest'idea ma non è vero". Più semplicemente, il Portogallo ha fatto i compiti assegnati dalla troika nei tempi giusti e senza discutere. E ora non vuol fare troppe concessioni.