I conti con la realtà

SE ANCHE l’Osservatore romano, i cui testi sono ispirati dalla Segreteria di Stato, parla pragmaticamente di «sfida alla Chiesa» significa che il colpo è arrivato dritto al cuore, e che il voto irlandese non resterà senza conseguenze non solo in tutti i paesi che ancora non possiedono una moderna legislazione in materia di diritti civili, ma nella Chiesa stessa. Il Papa l’ha da tempo messo nel conto, anche perché quando si pronunciano frasi del tipo «chi sono io per giudicare un gay» non si può poi sperare che tutto resti confinato all’ambito puramente religioso. Anzi. Uno dei motivi che stanno alla base della scelta bergogliana di indire un Sinodo straordinario sulla famiglia, nel cui ambito rientrano anche le tematiche oggetto del referendum irlandese, è proprio la constatazione che nella società moderna la Chiesa sta da una parte e il popolo dall’altra, una situazione che al di là di ogni dogmatismo la Chiesa di Cristo non può permettersi. In quest’ottica verrebbe quasi da dire che gli irlandesi hanno votato per Francesco, e che da oggi le armi di chi predica un arrocco della Chiesa all’interno di schemi consueti sono certamente un po’ più spuntate di quanto non lo fossero qualche settimana fa.

QUANDO, sempre in previsione del Sinodo, molti episcopati mondiali erano riusciti a frenare le spinte rinnovatrici del papa argentino e a rallentare il cammino verso nuove regole canoniche per le coppie gay e divorziati risposati. Ma la Chiesa è stata sempre maestra di pragmatismo, e c’è da pensare che di fronte allo spettro di basiliche (e casse) vuote e riti civili molto frequentati (divorzi, matrimoni in municipio, pacs di vario tipo) la gerarchia saprà riflettere. Le parole ieri dell’Osservatore romano vanno in questa direzione. Piuttosto a questo punto il dubbio è come reagiranno alla sicura svolta irlandese, e a quella probabile della Chiesa, alcuni gruppi di interesse e di pressione che fanno riferimento alle teorie neocon, come i partiti centristi e del centrodestra italiano, che da tempo hanno puntato tutte le loro fiches sulla difesa a oltranza delle posizioni gerarchico-cattoliche, diventate, visti gli sviluppi, vetero-cattoliche. Continueranno a dire no a matrimoni e diritti gay o si ricorderanno della grande lezione di De Gasperi secondo cui il papa fa il papa e i politici i politici? Fossimo in Irlanda non avremmo dubbi, in Italia chissà.