Giovedì 18 Aprile 2024

Il coraggio della sfida

TRENT’ANNI fa una chiocciola ci cambiò la vita. Trent’anni fa un computer dal Cnr di Pisa spedì oltreoceano un comando: Ping. Ok, fu la risposta. L’Italia era connessa a Internet. Da quel 30 aprile 1986 a oggi, il web ha cambiato il mondo sviluppato mutando, in primo luogo, se stesso. Sono stati 30 anni di successi e fallimenti. Sono cambiati attori e scenari. Trent’anni fa non c’erano Google e Facebook, fra trent’anni è probabile siano altri a fare il mercato, ma nessuno renderà loro facile la strada per il successo, a partire da Big G e Mister Zuckerberg, i primi della classe di oggi. Né farà sconti ai concorrenti Jeff Bezos, l’uomo di Amazon, l’imprenditore che incarna al meglio la parabola di quell’«essere digitali» preconizzati da Nicholas Negroponte: a differenza degli altri, Bezos non vende bit, ma atomi. È stato ed è un uomo dell’economia reale che ha usato tutta la potenza del web per vendere a ogni angolo della terra libri, cd, televisori, coperte droni o robot. Atomi, non bit.

QUESTA è l’economia digitale: innovazione e competizione. Potenzialità di sviluppo dove esistano condizioni che in Italia si misurano ancora col contagocce. Il progetto banda ultralarga sul tavolo del governo è il tentativo, benvenuto, di recuperare questo ritardo. Centri di ricerca di eccellenza internazionale e capitali di rischio pronti a investire sono gli altri mattoni necessari a costruire la nuova manifattura sognando la California. Nel 2003, a ridosso dello scoppio della bolla di Internet, Salvatore Rossi, oggi direttore generale di Banca d’Italia scrisse – in «La Nuova Economia: i fatti dietro il mito» – un’analisi lucidissima e attuale. Per capire – era la sostanza – se una scoperta scientifica o un’innovazione tecnologica possano produrre una rivoluzione industriale occorre tempo. Occorre capire se l’innovazione o la scoperta usciranno dal loro ambito e riusciranno a permeare gli altri settori della produzione, della società e della vita quotidiana. La risposta è nei nostri comportamenti, ancora incerta l’accettazione della sfida lanciata dall’analisi di Rossi tredici anni fa: la nuova economia rappresenta per l’Italia un’opportunità di modernizzazione e di maggiore sviluppo, ma non è uno sbocco certo. Perché si realizzi occorrono scelte imprenditoriali e politiche economiche consapevoli e coraggiose.