Alluvione: detriti, fango e preoccupazione 30 giorni dopo

La furia dell'acqua VIDEO L'allagamento visto dall'elicottero FOTO L'autodromo allagato - Le immagini dei lettori

Il Santerno in piena (Foto Isolapress)

Il Santerno in piena (Foto Isolapress)

Imola (Bololgna), 19 ottobre 2014 - E un mese se n’è andato. Domani sarà passato un mese esatto dall’alluvione (video) che, il 20 settembre, ha messo in ginocchio buona parte della Vallata e la città. Case, scantinati, orti allagati. Acqua ovunque, nelle aziende, nei chioschi lungo il fiume e anche in Autodromo (foto). Oggi cosa resta? Migliaia di euro di lavori da cantierare, 300 alberi da tagliare in città e cumuli di detriti che col tempo finiranno in discarica. In via Tiro a segno 12 c’è un baule intero di libri scolastici, un frigo, mobili e altri oggetti ancora che, ricoperti di fango, i residenti hanno accatastato per il macero.

Il dramma più grande, però, lo si incontra risalendo la Montanara. A Borgo Tossignano, il ponte di Rineggio è stato sommerso e ha perso tutte le paratie. Ora è stato riaperto, ma solo ai residenti o ai conduttori di terreni agricoli e il servizio tecnico di Bacino Reno ha già chiesto al Comune di alzarlo di alcuni metri. A Carseggio (Casalfiumanese), il Santerno aveva spazzato via il ponte Bailey degli Alleati in via Macerato, scagliandolo contro quello in muratura realizzato negli anni ‘80 e rendendolo impraticabile. Oltre il ponte, però, ci sono una trentina di residenti ai quali non resta che una strada bianca, larga come una ciclabile, sul crinale dei calanchi, fino alla Maddalena.

Il ponte in ferro è stato rimosso, gli alberi tagliati e due nuove rampe realizzate ma del guado per i residenti non c’è traccia. «Non riesco a capirne il perché – commenta Ferdinando Petri, dirigente del servizio tecnico Bacino Reno della Regione, ente responsabile sul Santerno –. Il Comune non ha ancora inoltrato alla Regione richieste di somma urgenza e, se aspetta ancora, rischia di trovare esaurito il fondo. Tra l’altro ho già inviato una diffida perché il ponte in muratura deve tassativamente essere rimosso senza lasciare i detriti nell’alveo. Si è scoperto che i piloni poggiano su 8-10 metri di ghiaia e uno di questi, con la piena, si è girato. E’ pericoloso anche per gli addetti che stanno lavorando nel fiume in questi giorni. Se la ‘pila’ scivola in alveo, due terzi della campate cadono facendo una diga e vanifichiamo tutti i soldi spesi in lavori finora». A Carseggio dovranno essere portati via 11mila metri cubi di ghiaia che «faremo permutare con altri lavori in alveo – continua Petri –. Negli anni ‘70 si è scavato troppo, poi si è passati dall’altra parte bloccando tutto, ma senza capire che il fiume produce sempre materiale solido, soprattutto il Santerno».

Per realizzare il guado serviranno quasi, secondo il Comune 200mila euro, anche se le rampe fatte dalla Regione ci sono già. Rispetto all’idea di massima iniziale, il fondale ghiaioso ha fatto optare i tecnici per ogive metalliche anziché semplici tubi di cemento. Ma servirà un mese prima che arrivi solo il materiale e il rischio è che la stagione non si mantenga favorevole ai lavori. «E’ una cifra che non ci aspettavamo, ma il materiale è già stato ordinato e lunedì partiranno le richieste in Regione – dice il sindaco Gisella Rivola –. Intanto abbiamo stretto un accordo con il servizio alpino del 118 di stanza a Monterenzio. Le ambulanze non possono percorrere la strada alternativa, mentre i loro mezzi sì e di giorno sono state individuate due aree per far atterrare gli elicotteri».