Alluvione in Cile, due tecnici di Elettronica nella catastrofe

Cinque gli italiani coinvolti, stanno rientrando in Italia

L'alluvione in Cile (foto Ap)

L'alluvione in Cile (foto Ap)

Imola, 28 marzo 2015 - UN’ENORME sorpresa che rischiava di trascinare con sé una tragedia ancora maggiore di quella che effettivamente si è verificata. Le piogge torrenziali che hanno inaspettatamente colpito una delle regioni più aride del pianeta, ovvero il deserto di Atacama in Cile, provocando una catastrofica alluvione (almeno sette i morti e centinaia gli sfollati), hanno coinvolto anche due tecnici dell’Elettronica Santerno, due della Siel di Lugo e uno di Enel Green Power. Va detto subito che i cinque stanno bene, e pare stiano rientrando in Italia. Il gruppo stava lavorando al settaggio e al testing di due impianti fotovoltaici di Enel Green Power, a Diego de Almagro e Chanares, entrambi a pochi chilometri dal omonimo del primo sito, una delle località più colpite dall’alluvione. Ieri pomeriggio il quintetto risultava essere in viaggio alla volta della capitale cilena, insieme con il responsabile della sicurezza di Enel Green Power in Cile.

L’Elettronica Santerno ha sede a Poggio Piccolo di Castel Guelfo, fa parte del Gruppo Carraro ed è anche un fornitore di Enel nel campo dell’energia solare. Il colosso italiano gestisce vari ‘siti’ nel mondo per produrre energia. Nel nord del Cile c’è il famoso Atacama: non vi piove mai. Anzi, a dire il vero, la media annuale delle precipitazioni nella vicina Antofagasta è di 1,7 millimetri l’anno. Quindi realizzarvi un impianto di produzione di energia elettrica da fotovoltaico è quanto mai opportuno: c’è sempre il sole. L’Elettronica Santerno è una specialista nel campo degli inverter, indispensabili nel fotovoltaico. I tecnici erano dunque nel nord del Cile a lavorare, quando è iniziato a piovere a dirotto. L’iniziale sorpresa si è certamente tramutata in apprensione quando la pioggia non ne ha voluto sapere di cessare. Anzi, ha durato due giorni. Un disastro, in una zona per nulla abituata a convivere con un fenomeno così estremo. Quarantotto ore di pioggia continua hanno causato un’alluvione che non si ricorda a memoria d’uomo. I tecnici si sono ritrovati a dover fronteggiare un’emergenza, al pari della popolazione. Le strade si sono trasformate in torrenti, i piccoli corsi d’acqua sono diventati fiumi rabbiosi, il fango e l’acqua hanno sommerso chilometri quadrati di terreno.

OLTRE a soccorrere la popolazione locale, l’apparato statale ha provveduto anche a dare una mano a quanti lavoravano nei vari siti produttivi, come quello seguito da Enel. Si sa che il trarre in salvo tre dei cinque tecnici è stato abbastanza agevole, mentre per gli altri due le cose sono state un po’ più complicate. Il consolato italiano a Santiago del Cile è stato coinvolto nelle operazioni di soccorso, e il medesimo si è sempre tenuto in stretto contatto con il ministero degli Esteri. Il quale ministero, a proposito della vicenda dei connazionali in Cile, è limitato a diffondere ieri mattina un’asciutta nota: «L’ambasciata d’Italia a Santiago ha attivato immediati contatti con i nostri connazionali e con Enel per organizzare il rientro dei connazionali verso la capitale del Cile e sta fornendo loro tutta l’assistenza necessaria». Al pari della Farnesina, anche l’Elettronica Santerno è stata molto concisa: «I tecnici stanno già rientrando». In Italia? «Sì. Tutto bene, non abbiamo intenzione di rilasciare alcuna intervista». C’è in effetti una discrepanza tra quanto reso noto dal ministero degli Esteri e le parole dell’azienda guelfese, ma l’importante è che i cinque tecnici stiano bene, come pare accertato, e che al di là di un comprensibile brutto ricordo non portino altro con sè. Invece, la situazione del nord del Paese cileno resta quanto mai difficile. Oltre alle distruzioni causate dalle acque, c’è anche un’emergenza sanitaria. Il primo piano dell’ospedale della città di Copiapò è stato addirittura evacuato.