I guardiani del benessere a tavola

L’attività dell’Igiene pubblica del’Ausl: "Non facciamo sconti a nessuno"

Foto di repertorio

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Imola, 12 agosto 2015 - La notizia della chiusura temporanea del ristorante Damì a Casalfiumanese (locale che ieri sera ha riaperto in quanto sono stati eseguiti gli interventi prescritti dall’Ausl) ha innescato una serie di domande, sia nei normali utenti/clienti sia nei politici. Simone Carapia, capogruppo di Fi in consiglio, presenterà un’interrogazione al Circondario e in Consiglio comunale. D’altra parte, si parla di sicurezza alimentare in una terra come la Romagna in cui l’arte del mangiar bene è capillare, quindi si tocca un nervo scoperto. La domanda principale è: siamo tutelati quando ci sediamo a tavola in un qualsiasi locale, quando compriamo della frutta nel negozio sotto casa oppure andiamo in piscina per sfuggire alla calura? La risposta dell’Ausl è sì. E la sostanza è nelle argomentazioni del dirigente del Servizio di Igiene e sanità pubblica dell’Ausl imolese, Gabriele Peroni. Premessa: la normativa di riferimento è europea, nel senso che i singoli Stati si stanno sforzando di omogeneizzare le regole sulla vigilanza nel settore. A cascata, le singole Regioni hanno standardizzato le norme, che per quanto ci riguarda sono identiche da Piacenza a Rimini.

«Chiunque può vedere i piani e i volumi annui di vigilanza nella sezione del sito dell’Ausl dedicata alla trasparenza – anticipa Peroni – L’Italia delle Regioni in collaborazione con le Sanità pubbliche si è dotata di un documento che fissa le categorie di rischio per macrotipologia di esercizi e attività sul territorio: la Regione stabilisce frequenze minime di controllo sulla base della categoria, e questo riguarda ristorazione, gastronomia, produzione di alimenti e anche linee di competenza veterinaria. Ogni Ausl, partendo dalla anagrafe delle imprese registrate e riconiosciute presenti nel territorio di competenza e sulla scorta dei criteri di graduazione del rischio regionali, stabilisce la frequenza dei controlli che vengono quindi pianificati e svolti con strumenti omogenei in tutta la regione. E tutto questo da svariati anni. In altre parole, non creiamo differenze sulla sicurezza alimentare».

Un sistema impegnativo...

«Sì. I giudizi vengono condensati nella scheda di controllo ufficiale, la cosiddetta scu, che contiene 34 variabili cui dare risposta. Ci sono quattro classi di graduazione di giudizio, dal sì grande al no grande, passando dal sì e dal no piccolo (il sì piccolo comporta delle prescrizioni). Se i requisiti sono perfettamente centrati, c’è un sì grande. Se invece non è in alcun modo corrisposto, il no è quello grande e comporta sempre una sanzione pecuniaria. Tutto questo è stato applicato da Damì e in centinaia di altre aziende».

Dall’esterno non si percepisce perfettamente la ratio dei controlli.

«Qui non lavoriamo a caso. I controlli devono essere appropriati alle variabili di rischio nelle realtà produttive: un laboratorio di produzione di hamburger ha livelli di rischio diversi da una rivendita di ortofrutta. Nel nostro piano di lavoro annuale, inseriamo le aziende all’inizio dell’anno, poi le new entry sono immesse nel corso dell’anno. Damì è arrivato ad anno iniziato, ed è stato aggiunto alle vigilanze».

E sulle sagre e le feste all’aperto?

«Non ci sono sconti sui requisiti della sicurezza per eventi di questo tipo. Sappiamo che l’argomento è all’ordine del giorno e in questi anni l’Ausl ha effettuato iniziative informative nei confronti di chi allestisce feste di questo tipo, dalla sicurezza alimentare all’impiantistica. Le feste comunque, secondo un regolamento circondariale in via di approvazione, dovranno dare comunicazione all’Ausl 15-20 giorni prima del via in modo che l’azienda possa pianificare un controllo. I nostri criteri sono le dimensioni, la durata e anche la tipologia dell’offerta gastronomica. E’ importante il gioco di squadra con le istituzioni e le associazioni per migliorare ulteriormente l’efficacia e l’appropriatezza dei controlli, ma secondo il mio punto di vista ora si sta facendo molto».

Nel 2014 i tecnici dell’Igiene e sanità pubblica hanno effettuato 709 accessi per controlli in 519 strutture del settore alimentare, di cui 486 sulla base del programma annuale e 93 su segnalazione.