Integrazione dell’Ausl con Bologna, in duecento dicono no

Corte di protesta dipendenti e sindacalisti in centro. Poi la delegazione è stata ricevuta dal sindaco Manca

Il corteo di protesta contro il progetto di integrazione tra l’Ausl imolese e Bologna

Il corteo di protesta contro il progetto di integrazione tra l’Ausl imolese e Bologna

Imola, 20 maggio 2016 - Entra in Comune la protesta dei dipendenti dell’Ausl preoccupati dalla fusione con Bologna. Ieri mattina circa 200 lavoratori, assieme ai rappresentanti delle funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil, e alle Rsu aziendali, hanno prima sfilato per le vie del centro e poi sono arrivati in Municipio (VIDEO), dove però non hanno trovato nessuno pronto ad ascoltarli.

Così nel pomeriggio, durante il Consiglio, una delegazione è tornata a palazzo ed è stata ricevuta dal sindaco Daniele Manca. Le richieste avanzate al primo cittadino? Stop alla cessione dei rami d’azienda come già accaduto per il laboratorio unico metropolitano (e in tal senso sono arrivate delle rassicurazioni), tutele per il personale destinato al capoluogo emiliano e niente reparti organizzati da primari che non siano imolesi.

La giornata di mobilitazione contro le modalità con le quali viene portata avanti l’integrazione tra Bologna e Imola era però cominciata, come detto, già in tarda mattinata con un chiassoso corteo fino in piazza Matteotti. In mezzo alle bandiere e agli striscioni delle tre sigle dei sindacati confederali, tanti fischietti e due slogan: «L’Ausl di qua non se ne va» e «Manca, la gente è stanca». Anche se a rappresentare meglio di qualsiasi altra cosa i timori dei dipendenti è il manifesto che ritrae una via Emilia a senso unico dove risorse economiche, pazienti e professionalità viaggiano in direzione del capoluogo emiliano. «È solo l’inizio di una voragine che inghiottirà il nostro ospedale – protestano i lavoratori –. Diventeremo un’area distrettuale di Bologna». Intanto anche dall’opposizione piovono critiche.

Simone Carapia (FI) parla di «vigliaccata nei confronti dei cittadini imolesi e del personale ospedaliero». E domanda: «Perché questo comportamento non è dovutamente contestato dal personale medico e dai primari? Se la situazione di aggregazione a Bologna continuerà, assisteremo in pochi anni alla scomparsa di figure professionali importanti, a una crescita di mobilità verso Bologna, all’allungamento delle liste di attese e una crescita di prestazione mediche e diagnostiche a pagamento». Questa, prosegue Carapia, «sarà la sconfitta del sistema sanitario pubblico imolese a vantaggio delle strutture private». La manifestazione dei sindacati, conclude il capogruppo di FI, «ha evidenziato con forza che esiste all’interno dell’Azienda sanitaria un grande malumore. Ci auguriamo che le richieste avanzate possano trovare finalmente delle risposte chiare e positive. Se ciò non accadrà, tutti dovranno fare fronte comune e trovare altre modalità di contestazione contro questo potere politico che non è più capace di ascoltare».