«Non ci si può fermare qui, ai dipendenti servono anche altre risposte»

Acceso dibattito in assise, ma passa il documento unitario

Imola (Bologna), il ministro Poletti incontra i lavoratori della Cesi (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), il ministro Poletti incontra i lavoratori della Cesi (Foto Isolapress)

Imola, 24 luglio 2014 - DODICI MESI di cassa integrazione, troppo poco. «Bisogna reperire ulteriori ammortizzatori sociali per allungare oltre l’anno l’accompagnamento dei lavoratori di Cesi», è invece la proposta lanciata in consiglio comunale dal Partito democratico dopo aver saputo del via libera del ministero del Lavoro sull’utilizzo della ‘cassa’ straordinaria. «Ci troviamo di fronte a una crisi del settore edilizio che a livello nazionale ha portato alla perdita di 500mila posti di lavoro, mentre gli investimenti sono calati del 46 per cento», commenta Marcello Tarozzi. Per il capogruppo del Pd è necessario «aprire un osservatorio circondariale per monitorare le potenziali crisi delle realtà produttive imolesi».  TRA I PUNTI della maggioranza anche «interessare i soggetti protagonisti del sistema cooperativo territoriale per tutelare il patrimonio di quote sociali e di lavoro che negli anni i soci e i lavoratori hanno investito». Non «un mistero che per il governo della città il rilancio dell’edilizia debba passare attraverso la rigenerazione urbana, per cui l’obiettivo è creare le condizioni affinché realtà come Cesi possano rialzarsi. Si deve quindi accelerare l’iter per l’approvazione di Psc e Rue inserendo tutte le proposte concrete approvate all’unanimità nella seduta del consiglio comunale del 10 giugno». PER il gruppo Forza Italia, però, è tutta «aria fritta». «Il modo di fare di questo Pd che arriva sempre tardi sui problemi da noi denunciati e negati dalla maggioranza è solo un tentativo di buttare fumo negli occhi ai cittadini perché oggi la tutela dei lavoratori è arrivata tramite l’erogazione della cassa integrazione» osserva Simone Carapia. Il consigliere appoggia la proposta lanciata dalla Cisl metropolitana alla Legacoop: creare un fondo, tramite l’adesione delle coop associate per recuperare almeno una parte del capitale sociale (stimato sui nove milioni di euro) dei soci-lavoratori. Mentre sull’ipotesi di mettere in campo una newco tra diversi soggetti, Carapia è scettico perché «si parla di unire aziende che vanno male».  Dunque una soluzione che, date le premesse, non porterebbe molto lontano. Ma Carapia rilancia, proponendo di «vendere alcune azioni di Hera, incassare e aiutare i soci e i dipendenti di Cesi». Claudio Frati (M5S) riprende invece in mano il programma elettorale delle ultime amministrative «perché la soluzione deve passare attraverso l’obbligo della riqualificazione degli edifici pubblici e privati». Infine, Andrea Zucchini presidente del gruppo consiliare ‘Insieme si vince’, punta il dito contro Pd e dirigenti locali, «le cause principali del crac del colosso di via Sabbatani. Benissimo la notizia della cassa integrazione straordinaria, ma fra un anno cosa succede», si domanda il civico. ALLA FINE il documento unitario per la Cesi è stato votato da tutti i gruppi. Solo Forza Italia ha deciso di non partecipare.  «Si tratta di un segnale importante per i lavoratori che oggi soffrono una situazione di grande incertezza — conclude Tarozzi —. Domani sarà inviata la versione integrale del documento».