Le case ai proprietari, altri 500mila euro nelle casse di Cesi

Coop edile in liquidazione

 Gli appartamenti cesi via ca' borghese

Gli appartamenti cesi via ca' borghese

Imola, 31 marzo 2015 - Quando a luglio la Cesi – cooperativa edile di Imola – finì in liquidazione coatta amministrativa, non tremarono solo i dipendenti e i fornitori. Affossata nei suoi 375 milioni di euro di debiti e con 1.864 creditori sulle spalle, la Cesi rischiava di portare nel baratro anche altre famiglie: quelle che avevano sottoscritto un preliminare d’acquisto per immobili in costruzione. Con l’arrivo del commissario, infatti, ogni contratto andava vagliato singolarmente, preliminari compresi e solo a determinate condizioni avrebbe potuto andare a rogito. E così è stato. Cinque famiglie (quattro a Ozzano in via Nilde Iotti e una a Imola in via Ca’ Borghese, in Pedagna) a breve diventeranno ufficialmente proprietarie di una casa terminata da Cesi, che al contrario ha le attività ferme ovunque, tramite artigiani già pagati.

Un’eccezione, chiamiamola così, voluta dal commissario Antonio Gaiani conti alla mano: dal rogito di quei cinque appartamenti Cesi ricaverà 544.370 euro netti, contro i 144.500 spesi per ultimare gli alloggi. «Si trattava di immobili a un avanzato stato di realizzo e la procedura ci avrebbe guadagnato, pur investendo alcune somme, autorizzate dal Ministero, per ultirmarli – commenta Gaiani –. Tutti gli alloggi, tra l’altro, sono stati periziati: le somme previste dai preliminari sono tutte superiori agli attuali valori di mercato». Per quei cinque appartamenti si è trattato di lavori soprattutto di finitura: dai battiscopa alle certificazioni, dagli infissi alle recizioni passando, nei casi più corposi, per la posa dei pavimenti.

 

Quel mezzo milione di euro che verrà incamerato da Cesi con i rogiti finirà nella cassa della procedura insieme con i 9 milioni (coperti da fideiussione) che il gruppo Statuto, proprietario del blasonato hotel Danieli di Venezia, si è di recente impegnato a pagare, a rate, a Cesi per i lavori di ristrutturazione del 2007-2008 e per i quali la coop reclamava ancora 14,3 milioni. A questi si aggiungono poi 1,83 milioni di euro (su 2,2 rivendicati) per il restauro dell’ex palazzo comunale a Segrate. A qualcuno però non è andata altrettanto bene: 10 preliminari sottoscritti prima della messa in liquidazione della coop non saranno rogitati. Gli alloggi erano sparsi tra Imola (1), Medicina (5), Ozzano (3) e Castel Guelfo (1), ma le somme versate dalle famiglie erano tutte coperte da fideiussioni già riscosse da mesi. «Erano immobili troppo indietro come stato d’avanzamento lavori – precisa Gaiani –. Non ci sarebbe stata alcuna convenienza per la procedura e faranno parte dei lotti all’asta».

Peggio ancora è andata agli acquirenti di due garage, sui quali «non era possibile mettere a garanzia una fideiussione. Dovranno insinuarsi nella procedura per cercare di recuperare le somme versate», spiega Gaiani. Infine, guai anche per cinque fornitori di Cesi che avevano accettato di essere pagati con alloggi (uno a Castel Guelfo, due a Medicina, uno a Gallo Bolognese e uno a Ozzano) che non andranno mai a rogito e senza alcuna copertura fideiussoria: la via dell’insinuazione fallimentare resta l’unica percorribile.