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di LIDIA GOLINELLI
TOCCATA e fuga, quella di Raffaello De Brasi, nel cda di House Building dove è stato eletto il 10 gennaio. Il suo nome e il suo passato (sindaco di Imola e parlamentare dell’Ulivo) non c’entrano con l’inchiesta che tiene ancora agli arresti domiciliari l’amministratore delegato Maurizio Zuffa e coinvolge la capogruppo Uni Land.
Eppure lui — il consigliere indipendente che avrebbe dovuto accreditare la riammissione in Borsa — ha firmato le dimissioni. Saranno effettive dal 2 marzo, come quelle di Paolo Beccaria. Fino alla presentazione del bilancio resterà invece a fianco del presidente Gianni Cesari (indagato per false comunicazioni sociali) l’avvocato Guido Longobardi, difensore di Zuffa. «Gli organi della società devono funzionare, sono in corso la ricognizione finanziaria e la stima del patrimonio»: così motiva De Brasi i suoi ultimi giorni in sella.
Stime gonfiate, sostiene l’accusa.
«Tutto sarà trasmesso al tribunale. Il patrimonio comunque c’è, non stiamo parlando solo di speculazione finanziaria. Ne potrebbe essere venduta una parte, oltre ad alcune autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici di cui si occupa Uni Land; mentre House Building si occupa di costruzioni residenziali».
Come se la passano i cantieri?
«Sono tutti aperti. Posso però capire le preoccupazioni dei fornitori e delle banche».
Quindi?
«Non vanno creati allarmi; il cda sta lavorando anche per rassicurare».
Prospettive?
«È presto per fare valutazioni. Bisogna capire se le società usciranno vive da questo ciclone giudiziario».
Intanto il consigliere De Brasi si tira fuori.
«Il mio profilo era stato valutato giusto per consentire l’accreditamento in Borsa. L’obiettivo stava per essere raggiunto, poi in maniera inaspettata ci si è trovati in questa situazione. A questo punto viene meno il motivo della mia permanenza in cda. Non ho preso un euro e non voglio nulla».
Non si era informato per scansare sorprese?
«Certo. Prima di accettare l’incarico in cda ho fatto qualche ricognizione in alcune banche bolognesi. Risultato: nessun allarme sulla società e sulla dirigenza. Ma la fiducia è una specie in estinzione».
Morale della favola?
«Starò lontano dal settore immobiliare».
I rapporti con Zuffa?
«Di fiducia. Non mi sono mai stati chiesti comportamenti che non fossero più che leciti. Spero davvero che Zuffa possa dimostrare la sua innocenza».
E i rapporti con l’opinione pubblica?
«Come capita in situazioni del genere, c’è chi crede che anch’io sia indagato. Non è così, la mia immagine non viene toccata. Rispondo solo alla mia coscienza, anche perché non rivesto più ruoli istituzionali e non ho più incarichi dirigenziali nel partito».
Il Pd: perché il disimpegno?
«Questa è un’altra storia; magari se ne potrà riparlare».