{{IMG}} 2011-04-01
di CLAUDIO BOLOGNESI
CASTEL SAN PIETRO TERME
PRIMA i dipendenti del reparto produttivo passeranno alla cassa integrazione a zero ore, mentre quelli impiegati negli altri reparti proseguiranno la cassa integrazione straordinaria fino al 31 ottobre. Poi, se non arriverà un acquirente, la Malaguti chiuderà definitivamente i battenti. Giuliana Righi, funzionaria della Fiom di Bologna, definisce «drammatica» la situazione della Malaguti dopo che la storica casa, nel tavolo di crisi tenutosi ieri pomeriggio, ha confermato la drastica volontà di «chiudere definitivamente lazienda se non subentrerà un partner o un acquirente disposto ad acquistare lazienda entro il 31 ottobre prossimo, data in cui scadrà la cassa integrazione per i dipendenti».
I 170 lavoratori della Malaguti, ai quali vanno necessariamente aggiunti i circa 600 che lavorano nelle oltre 30 aziende di Castel San Pietro e Imola che hanno come committente lazienda bolognese, hanno dunque ricevuto la peggior notizia possibile.
«NONOSTANTE le richieste giunte sia dai sindacanti che da Regione, Provincia e Comune spiega Giuliana Righi proprio pochi minuti dopo la chiusura del tavolo , lazienda ha confermato la cessazione immediata del ciclo di produttività». Dallo stabilimento castellano, dunque, non usciranno più scooter e motocicli se non quelli già presenti in magazzino. «Avevamo chiesto allazienda di elaborare un piano di rilancio industriale e di non fermare il ciclo produttivo, una richiesta che poteva e doveva essere presa in considerazione considerando le riserve importanti di cui dispone lazienda, ma la proprietà ha seccamente rifiutato lipotesi, scegliendo la strada della chiusura qualora non dovessero giungere proposte di acquisto entro la fine della cassa integrazione straordinaria a rotazione». A pagare lo scotto più salato della decisione della proprietà saranno da subito i dipendenti del reparto produttivo, che verranno collocati in cassa integrazione a zero ore.
MA IL 31 OTTOBRE prossimo la mannaia delleventuale chiusura aziendale si abbatterà non soltanto sui dipendenti diretti della Malaguti, quelli in cassa straordinaria o a zero ore, ma anche sui circa 600 che operano nella lunga lista di aziende castellane e imolesi dei settori meccanico. Lo stesso dicasi anche per quello chimico e della gomma plastica, che da anni produce anche (o solo) per lazienda motociclistica nata 80 anni fa. «Domani è prevista unassemblea con i lavoratori che hanno già scioperato nella giornata di oggi. Sono comprensibilmente molto arrabbiati, perché convinti che la decisione di chiudere lazienda labbiano già presa da tempo», ha concluso Giuliana Righi.
di CLAUDIO BOLOGNESI
CASTEL SAN PIETRO TERME
PRIMA i dipendenti del reparto produttivo passeranno alla cassa integrazione a zero ore, mentre quelli impiegati negli altri reparti proseguiranno la cassa integrazione straordinaria fino al 31 ottobre. Poi, se non arriverà un acquirente, la Malaguti chiuderà definitivamente i battenti. Giuliana Righi, funzionaria della Fiom di Bologna, definisce «drammatica» la situazione della Malaguti dopo che la storica casa, nel tavolo di crisi tenutosi ieri pomeriggio, ha confermato la drastica volontà di «chiudere definitivamente lazienda se non subentrerà un partner o un acquirente disposto ad acquistare lazienda entro il 31 ottobre prossimo, data in cui scadrà la cassa integrazione per i dipendenti».
I 170 lavoratori della Malaguti, ai quali vanno necessariamente aggiunti i circa 600 che lavorano nelle oltre 30 aziende di Castel San Pietro e Imola che hanno come committente lazienda bolognese, hanno dunque ricevuto la peggior notizia possibile.
«NONOSTANTE le richieste giunte sia dai sindacanti che da Regione, Provincia e Comune spiega Giuliana Righi proprio pochi minuti dopo la chiusura del tavolo , lazienda ha confermato la cessazione immediata del ciclo di produttività». Dallo stabilimento castellano, dunque, non usciranno più scooter e motocicli se non quelli già presenti in magazzino. «Avevamo chiesto allazienda di elaborare un piano di rilancio industriale e di non fermare il ciclo produttivo, una richiesta che poteva e doveva essere presa in considerazione considerando le riserve importanti di cui dispone lazienda, ma la proprietà ha seccamente rifiutato lipotesi, scegliendo la strada della chiusura qualora non dovessero giungere proposte di acquisto entro la fine della cassa integrazione straordinaria a rotazione». A pagare lo scotto più salato della decisione della proprietà saranno da subito i dipendenti del reparto produttivo, che verranno collocati in cassa integrazione a zero ore.
MA IL 31 OTTOBRE prossimo la mannaia delleventuale chiusura aziendale si abbatterà non soltanto sui dipendenti diretti della Malaguti, quelli in cassa straordinaria o a zero ore, ma anche sui circa 600 che operano nella lunga lista di aziende castellane e imolesi dei settori meccanico. Lo stesso dicasi anche per quello chimico e della gomma plastica, che da anni produce anche (o solo) per lazienda motociclistica nata 80 anni fa. «Domani è prevista unassemblea con i lavoratori che hanno già scioperato nella giornata di oggi. Sono comprensibilmente molto arrabbiati, perché convinti che la decisione di chiudere lazienda labbiano già presa da tempo», ha concluso Giuliana Righi.
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