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LA CHIESA piange la scomparsa di monsignor Clemente Faccani.
Faccani è morto all’alba di giovedì scorso, alla soglia dei 91 anni che avrebbe compiuto il prossimo 19 ottobre. Il nunzio apostolico era ospite della Casa del clero a Imola. Ultimamente era ricoverato alla clinica Toniolo di Bologna per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute.
Monsignor Faccani era nato il 19 ottobre 1920 a San Potito, frazione del comune di Lugo, ed era stato ordinato sacerdote il 10 aprile 1943 dal vescovo di Imola, monsignor Paolino Giovanni Tribbioli. Era laureato in diritto canonico e civile.
Nel 1955 entrò nel servizio diplomatico della Santa Sede prestando il proprio servizio nelle rappresentanze pontificie in Guatemala, Costa Rica, Cina, Belgio, Australia, Papua Nuova Guinea, Stati Uniti e Kenia.
Il 27 giugno 1983 era stato nominato pro nunzio apostolico in Kenia e, contestualmente, arcivescovo titolare della diocesi di Serra, in Tunisia.
Fu poi consacrato vescovo il 3 settembre 1983 nella chiesa di San Francesco di Paola a Lugo dal cardinale Agostino Casaroli. Il 7 febbraio 1985 gli giunse anche la nomina a pro nunzio nelle isole Seychelles.

MONSIGNOR Faccani terminò il proprio servizio il 31 dicembre 1995 e, dopo un periodo trascorso in Vaticano, si era ritirato alla Casa del clero di Imola dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita terrena.
La camera ardente dell’arcivescovo Faccani è stata allestita nella chiesa di Santa Maria dei Servi.
Le esequie avranno luogo lunedì, alle 10,30, nella cattedrale di San Cassiano a Imola e saranno presiedue da un rappresentante della Santa Sede. Al termine della cerimonia la salma sarà portata al santuario di Madonna del Molino a Lugo per un momento di preghiera prima di essere tumulata nel cimitero lughese.
«Chi l’ha conosciuto — dice il direttore della Casa del Clero don Antonio Cavina — l’ha apprezzato e stimato. Dopo aver servito la Chiesa in tutto il mondo, monsignor Faccani si è ritirato nella sua diocesi vivendo nel silenzio. Le sue qualità, intelligenza e umiltà, non le ha mai fatte pesare e anzi le ha messe al servizio del prossimo. Ha vissuto in comunità, nella Casa, come uno dei tanti sacerdoti».