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di CRISTINA DEGLIESPOSTI
ALMENO quattro possibili compratori, sia italiani che stranieri. Sono questi i primi risultati dello studio che Morgan Stanley completerà a fine mese per trovare possibili compratori per l’Elettronica Santerno, come prescritto nell’incarico conferito alla banca americana dal Gruppo Carraro. «Il capo del personale del gruppo ha ribadito la volontà di vendere l’Elettronica Santerno per potersi concentrare sulla vocazione primaria di Carraro, ossia le trasmissioni meccaniche – spiega Paolo Liverani, segretario imolese Uilm-Uil — Tutto quanto prodotto da Elettronica, compresi gli inverter per gli impianti fotovoltaici, non rientra quindi nel business tradizionale di Carraro. La conferma della volontà di vendita non è stata certo una bella notizia, visto che negli anni in cui il Gruppo Carraro ‘piangeva’ e i lavoratori erano in cassa integrazione l’Elettronica dava utili».
«ABBIAMO chiesto delle garanzie per gli oltre duecento dipendenti, quasi tutti giovanissimi – aggiunge Marzia Montebugnoli, segretaria Fim-Cisl — ma non ci sono stati dati punti fermi. Dicono solo che lasciano perché non garantirebbero la crescita e gli investimenti che Elettronica dovrebbe avere».
IN LIZZA QUINDI ci sarebbero già almeno un paio di finanziarie e una coppia di soggetti imprenditoriali, ma i nomi rimangono top secret fino alla fine delle dovute valutazioni. Intanto alcuni contratti interinali in scadenza non sono stati rinnovati e si teme lo stesso anche per i lavoratori a tempo determinato. «Carraro è arrivato nel 2006 e l’Elettronica Santerno da allora è cresciuta di oltre 140 persone, su due stabilimenti (Imola e Castel Guelfo, ndr) – continua Stefano Pedini, segretario Fiom-Cgil - Al suo arrivo il gruppo disse di voler creare un’integrazione con gli altri prodotti del gruppo e ora in maniera contraddittoria vuol concentrarsi sulla produzione storica, ‘spingendo’ e investendo sulla meccanica per onorare l’impegno con le banche che ne hanno finanziato i debiti in passato. Lunedì in assemblea parleremo con i lavoratori dei due stabilimenti per decidere il da farsi, premesso che siamo contrari a questa operazione. Se il compratore sarà una finanziaria il rischio speculazione è alto, perdendo legami con il territorio».