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di VALERIO BARONCINI
LUI, RIANIMATORE, crolla a terra per un infarto devastante. Ieri mattina, al Sant’Orsola. Una decina di colleghi, nel cuore del Policlinico, davanti a lui.
Destino beffardo: Leonardo Pomponio, di lì a poco, avrebbe dovuto fare da tutor a un corso sulla sicurezza. Destino beffardo: quello strappo improvviso del cuore non si ricuce. L’hanno visto cadere a terra, ad appena 58 anni, e non s’è più rialzato. Destino beffardo, davvero: per una volta sola, rianimato tra i rianimatori; ma non è sopravvissuto. Gli amici l’hanno subito assistito, l’ambulanza era dietro il portone. Le manovre, tutte eseguite. Le tecniche utilizzate alla perfezione, sostanzialmente all’istante. «Ma ha perso conoscenza subito e non c’è stato nulla da fare».
HA LA VOCE spezzata dal dolore Lorenza Ridolfi. E’ la numero uno del Centro riferimento trapianti dell’Emilia-Romagna: Pomponio lavorava con lei (era dirigente medico all’azienda ospedaliero-universitaria dopo quasi trent’anni passati all’Ausl) e proprio a lei tocca ora il compito più difficile. «L’abbiamo rianimato subito, in meno di trenta minuti era in emodinamica, è stato fatto tutto il possibile, ma non siamo riusciti a salvarlo», dice. Il ricordo si fonde nella tragedia: «L’infarto è stato tremendo, non ha lasciato scampo, è assurdo e dolorosissimo — spiega —. E poi Leonardo era un uomo forte, ancora giovane, in salute. Era un amante del mare, faceva sub. Siamo tutti vicini alla moglie e al figlio». Viveva a Pianoro, il dottor Pomponio: migliaia di pazienti sono passati fra le sue mani al Bellaria, dov’è stato per tanti anni. All’Ausl dal 1980 al 2008. Tre anni fa il salto, al Policlinico: «Era il coordinatore delle donazioni e per questo arrivò fra noi — è straziato il professor Gerardo Martinelli, per una vita alla guida della Rianimazione del Sant’Orsola —. Era un uomo pulito e impegnato sul lavoro, un medico validissimo, ma soprattutto un grande marito e padre. Ci stringiamo a Lorenza e Giovanni». Domani camera ardente aperta dalle 12 alle 14 all’ospedale Malpighi, poi messa alle 14.30 nella chiesa di San Salvatore a Botteghino di Zocca a Pianoro.
«LA MORTE ha rapito Leonardo ai suoi cari, l’ha rapito anche a noi, suoi amici della Clinica Mobile — dice sul filo delle lacrime il dottor Claudio Costa, ‘papà’ della struttura made in Imola che segue le emergenze sulle piste dei campioni —. Leonardo ha lavorato con noi per molti anni: la morte ha portato via solo il suo corpo, perché il suo spirito e il suo talento sono rimasti con noi e ci accompagneranno sempre come prima, nelle gare e nella corsa della vita».