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di CLAUDIO BOLOGNESI
— CASTEL SAN PIETRO —
NEL PIENO della crisi del Castel San Pietro Calcio, almeno per la salvezza del settore giovanile si apre uno spiraglio. Arriva dall’Associazione Marco Rubbi, nata per volere del papà Gianluca dopo la tragica scomparsa prematura del figlio che giocava proprio nelle giovanili giallorosse. Un progetto da 200mila euro di investimento in meno di tre anni. Una possibilità concreta, quindi, che in realtà era già stata sposata dalla dirigenza giallorossa nell’ottobre del 2010, ma che poi è naufragata nello spazio di pochi mesi, lasciando spazio alla ‘fusione’ tra settori giovanili di Castello e Osteria Grande che, però, non sta dando i frutti sperati.
«Tantissimi genitori hanno iscritto quest’anno i propri figli a Imola o a San Lazzaro, lasciando il Castello. Per chi come me ha lavorato vent’anni nel settore giovanile giallorosso è una tristezza vedere naufragare tutto così», assicura Orazio Marzocchi, che a Castello
è stato allenatore anche della prima squadra tra il ’74 e il ’78, e che ha aveva inizialmente preso parte al progetto dell’associazione Rubbi.
«Era stato stipulato un contratto di 10 anni, che però non è stato rispettato per una scelta dell’attuale società, e così a fine stagione, a giugno 2011, ho smesso io di allenare e hanno lasciato tanti altri tecnici», chiarisce ancora Marzocchi. Ora però lo strappo, che non ha avuto sbocchi legali per volere di Gianluca Rubbi, l’imprenditore che ha creato la Fondazione e che vuole evitare ogni sorta di polemica, può ricucirsi. Lo stesso Rubbi ha affermato ieri che la porta rimane aperta, «che se c’è davvero la volontà di sedersi attorno a un tavolo e discutere, la Fondazione non si tirerà indietro, sempre interessandosi, però, al settore giovanile, non alla prima squadra».
Dai Primi Calci agli Allievi, così com’era scritto nel contratto decennale poi andato in fumo. Se davvero arriverà un’apertura da parte della dirigenza giallorossa, allora la Fondazione rispolvererà il progetto di un anno fa, un progetto importante anche dal punto di vista economico, supportato da sponsor interessati a dare una solidità al settore giovanile. La Fondazione Rubbi, infatti, si era infatti impegnata non soltanto a contribuire (inizialmente assieme alla società Castel San Pietro Terme Calcio, poi autonomamente negli anni successi) ai rimborsi per gli allenatori, ma anche a realizzare il fondo sintetico nel campo adiacente il Comunale di via Viara. Per il disastrato campo di Casatorre, invece, si sarebbero prospettati lavori di riqualificazione dopo anni di semi-abbandono.
Con la crisi che attanaglia la società, a serio rischio di fallimento entro fine stagione, forse questo è davvero l’ultimo treno che passa da cogliere al volo se davvero c’è l’intenzione di salvare non soltanto la storia e la tradizione del calcio a Castel San Pietro, ma anche per salvaguardare il ruolo sociale costituito da un settore giovanile per anni vero e proprio fiore all’occhiello nel territorio, capace di ospitare oltre 200 ragazzi.