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IL PRIMO corso è appena finito e ne sono in programma altri due. Tutti dedicati agli operatori dell’Ausl (circa 130 fra Pronto soccorso, 118, osservazione breve intensiva, pronto soccorso ortopedico) che affrontano le emergenze in prima linea e corrono il rischio di scontrarsi con pazienti fra l’esagitato e il violento. Sì alla formazione per prevenire e gestire i conflitti con i pazienti, no ai vigilantes a guardia delle aree calde: è la ricetta annunciata della direttrice generale Maria Lazzarato che ammette un aumento degli episodi di violenza (verbale e fisica) ma considera non risolutiva, oltre che costosa, la blindatura dell’ospedale.
A SOLLECITARE la predisposizione di un servizio di vigilanza notturna è stato qualche tempo fa Giuseppe Rago, il segretario di Uil Fpl che aveva denunciato tre casi avvenuti nel giro di un mese (due in pronto soccorso e uno all’esterno), seguiti recentemente da un altro episodio con protagonista un uomo portato in pronto soccorso dopo un incidente.
AI DANNI di un infermiere sono volate parole grosse accompagnate da uno spintone, e il caso ha voluto che l’ennesimo show sia avvenuto in concomitanza con l’appuntamento riservato agli operatori a rischio. Giusto giusto per portare la ‘pratica’ fra la teoria del corso tenuto da una responsabile di Seacoop, la dottoressa Anna Salzano.
«IL PARTICOLARE – racconta Rago – mi è stato riferito da un operatore che ha partecipato alle lezioni e ha posto alla docente una domanda precisa: come dobbiamo comportarci nel caso di contatto fisico e verbale con una persona violenta? L’atteggiamento calmo è importante, ha risposto la docente, ma se c’è scontro fisico la situazione può essere risolta con la presenza di un vigilante». Una ‘vittoria’ per i sostenitori del servizio di sicurezza in ospedale, anche se è difficile pensare a guardie che piantonino stabilmente le aree calde. «Non penso a una copertura sulle ventiquattro ore — ribatte Rago —; fino alle otto di sera è aperto il posto di polizia, e infatti in quella fascia oraria non si registrano episodi di violenza. La copertura sarebbe opportuna, anche come deterrente, per cinque-sei ore durante la notte. Il problema sicurezza non si risolve solo con un corso sulle relazioni personali».