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di GILBERTO DONDI
DOPO MESI di chiarimenti, integrazioni e perfezionamenti, il Tribunale ha accolto la richiesta di concordato preventivo presentata da Uniland nel settembre scorso. La decisione è stata presa dai giudici della sezione fallimentare giovedì e ora la questione sarà discussa nell’udienza già fissata per il 30 luglio, quando i creditori saranno chiamati a pronunciarsi sulla proposta di Uniland e della controllata House Building. In quella sede il Tribunale, dopo aver acquisito le posizioni dei creditori, dovrà omologare o meno il concordato.
PER LA SOCIETA’, finita al centro di una bufera giudiziaria, e per il suo management, ormai completamente cambiato, si tratta di una notizia positiva e incoraggiante. Il debito di Uniland e delle sue controllate verso i creditori, soprattutto banche, è di circa 140 milioni di euro e il piano del concordato prevede una restituzione del cento per cento spalmata in tre anni.
Il management, con l’ad Domenico Bacci in testa, spera di ricevere l’ok dei creditori, di aver così definitivamente allontanato lo spettro della liquidazione e di poter andare avanti con l’attività di risanamento.
Il tribunale ha nominato come commissario giudiziale il commercialista Paolo Bastia, noto al pubblico perché nei mesi scorsi è stato nominato anche curatore dell’eredità Faac nella causa che vede contrapposti la Curia e i parenti dello scomparso Michelangelo Manini.
UNILAND è una società per azioni del settore del franchising immobiliare e delle energie rinnovabili. Secondo quanto riportato sul sito, il gruppo opera attualmente con un portafoglio di circa 8 milioni di metri quadrati di terreni edificabili ed immobili, soprattutto a Bologna, Ravenna, Ferrara, Imola, ma anche in altre regioni del centro nord.
L’inchiesta della Guardia di finanza e del pm Antonella Scandellari è ormai finita e, dopo aver portato nel 2011 al sequestro delle azioni, ha decapitato il vecchio management, a partire dall’ex dominus Alberto Mezzini, 47enne di Monghidoro. Gli indagati sono oltre 20 e le accuse sono, a vario titolo, insider trading, formazione fittizia del capitale e conflitto di interessi, gestione infedele del patrimonio, truffa aggravata, manipolazione del mercato e ostacolo alle funzioni di vigilanza della Consob.