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«IERI, leggendo sui giornali le notizie sulla morte di mio marito, ho provato tanta amarezza per alcune inesattezze. Un dolore che si è aggiunto a quello immenso che sto provando in queste ore». E’ lo sfogo di Rita Gaietta, 45 anni, moglie di Roberto Amelii, il ciclista 44enne trovato privo di vita giovedì sera lungo via Basilica, nei pressi di Sant’Alberto, con tutta probabilità stroncato da un arresto cardiaco. C’è stato, prosegue, «un incredibile scambio di persona, con la pubblicazione della foto, tratta da Facebook, di un omonimo — e di questo ce ne scusiamo vivamente con i familiari di Roberto Amelii e con tutti gli interessati, ndr — e non è vero che fosse poco conosciuto. Roberto infatti, sia per motivi di lavoro che per il suo carattere espansivo e affabile, era stimato e ben voluto da tantissime persone. Quando i nostri vicini di casa e tanti altri conoscenti hanno appreso la tragica notizia sono scoppiati tutti in lacrime. Era un gran lavoratore ed è morto con ogni probabilità di crepacuore. Negli ultimi mesi aveva troppi pensieri legati a problemi economici».
Innumerevoli i ricordi che affiorano: «Ci siamo sposati il 21 giugno 1998, e quindi tra pochi giorni avremmo festeggiato il 15°anniversario di matrimonio. Invece siamo qui a parlare di un funerale. Abbiamo abitato per 10 anni a S.Savino di Fusignano nella casa di mia suocera; il padre di Roberto morì quando mio marito aveva appena un mese di vita. Sua madre dopo alcuni anni si risposò ed ebbe una figlia. Dopo alcuni anni cominciarono i primi problemi familiari per questioni riguardanti la casa dei suoceri. Così, per quieto vivere, io e mio marito ci trasferimmo ad Alfonsine».
ORIGINARIO della Svizzera, Amelii lavorava in proprio con la sua ditta che si occupa di coibentazioni: «In passato — racconta Rita — ha effettuato lavori di impermeabilizzazione in strutture come Mirabilandia, Faro Fusignano, Marcegaglia, Enel Power a Porto Corsini, Centro Leonardo e Cefla a Imola. Negli ultimi anni la crisi del settore edilizio ha avuto forti ripercussioni nel suo lavoro. Le commesse scarseggiavano, i debiti aumentavano e le banche gli chiudevano le porte in faccia. Uno scenario che ha aumentato le sue preoccupazioni. Mi preme che si sappia che era particolarmente agitato per le telefonate di un direttore di banca che gli chiedeva di ‘rientrare’ dal debito. Denaro che negli ultimi tempi mio marito non disponeva, anche perché un’importante industria per cui aveva lavorato non lo pagava da mesi. La situazione è poi peggiorata all’arrivo dei primi bollettini di Equitalia, i cui importi lievitavano di continuo. Uno di questi ci è stato restituito ieri dalla Municipale. Era all’interno del suo zaino ed era insanguinato».
Rita ricorda come il marito si sentisse oppresso da questa situazione: «Certe sere mi diceva ‘prima o poi mi scoppia il cuore’. Non avendo mai avuto problemi di salute sono convinta che la sua morte sia stata in buona parte causata dalle pressioni che Equitalia e le banche esercitavano nei suoi confronti».
LA SERA della disgrazia Roberto stava facendo ritorno ad Alfonsine: «Ultimamente — racconta Rita con commozione — mio marito si recava quasi sempre in bicicletta a consegnare preventivi. Andava a Ravenna, Porto Corsini e in altri paesi. Utilizzava la bici per risparmiare, visto che l’auto era fuori uso e non aveva le disponibilità per assicurare il furgone. Anche giovedì sera era vestito da lavoro. Quella ditta singola era tutta la sua vita e l’idea di chiudere i battenti lo angosciava».
I funerali di Roberto Amelii si svolgeranno domani, lunedì, con partenza alle 15 dalla camera mortuaria dell’ospedale di Ravenna e arrivo alla chiesa di Fusignano. Dopo la messa si procederà per il locale cimitero. Oltre alla moglie Rita, Roberto lascia il nipotino Diego, i suoceri e i cognati.
Luigi Scardovi