2013-11-05
di GILBERTO DONDI
CHI E’ il misterioso consigliere regionale che nel 2011 trascorse un weekend fra le calli veneziane, pagando ben 1.100 euro per due notti al Gran hotel dei Dogi, un albergo a cinque stelle con vista sulla laguna? Marco Monari, l’ormai ex capogruppo del Pd che si è dimesso domenica, aveva smentito di essere l’interessato, ma la fattura in mano agli inquirenti che indagano sulle (presunte) spese ‘pazze’ della Regione è intestata proprio a lui. E su questo non ci sono dubbi. Eppure sabato pomeriggio, quando la notizia era uscita, Monari aveva diffuso tramite il suo staff una secca quanto circoscritta smentita dicendo di «non aver trascorso due notti in un hotel a Venezia al costo di 1.100 euro chiedendo successivamente il rimborso».
Ieri, però, dopo l’uscita della notizia della fattura a lui intestata, ecco la parziale retromarcia. Monari, sempre tramite lo staff, ha fatto sapere che sta «verificando, con le agende e le fotocopie degli scontrini, visto che gli originali sono in mano agli inquirenti, cos’è accaduto nel periodo di giugno 2011». L’ex capogruppo, cioè, non è più sicuro di non essere andato a Venezia. Lo sta «verificando».
SONO GIORNI molto difficili per Monari, travolto da un fiume sempre più impetuoso di polemiche. E il viaggio a Venezia è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ieri, poi, dalle carte al vaglio della Procura e della Finanza è venuto fuori un altro viaggio, stavolta ad Amalfi, che Monari fece nel luglio 2011 assieme al consigliere ferrarese Roberto Montanari, sempre del Pd. Si sistemarono all’hotel ‘La Bussola’, con vista sul mare, pagando 200 euro al giorno a testa. Rimasero ad Amalfi due giorni, per un conto totale di 800 euro. Pagarono ognuno con la propria carta di credito, poi Monari chiese il rimborso come capogruppo. In quei giorni c’era un seminario estivo di ‘Area dem’, la corrente del Pd guidata da Dario Franceschini e Montanari conferma che proprio quello fu il motivo del viaggio. «Ad Amalfi? Ero a lavorare ed era un’attività perfettamente consentita dalla legge — dice — Ero ad un seminario di Area dem».
Ma ciò che sembra sfuggire a Montanari sono due profili della questione. Primo: la legge regionale consente il rimborso solo per attività istituzionali del gruppo, non del partito. Secondo: pagare 200 euro al giorno per un hotel, a prescindere dalla liceità o meno dell’evento, forse non è proprio ciò che si aspettano né i cittadini in generale né gli elettori del Pd.
FIGURIAMOCI poi se il conto è addirittura di 550 euro al giorno, come a Venezia. Il weekend in questione è quello del 3-5 giugno 2011, all’indomani della Festa delle Repubblica. Domenica 5 inoltre si celebrò nella città lagunare la famosa festa dello ‘Sposalizio del mare’. Difficile, per il misterioso consigliere (che difficilmente era solo in stanza), sostenere che quel soggiorno fu per una missione istituzionale.
«I fasti nobiliari — dice il sito del Grand hotel dei Dogi —, rivivono nelle suite ornate con tappeti orientali, armadi dipinti del ‘700 e lampadari di Murano...».
«Ovviamente non possiamo fornire informazioni sui soggiorni dei nostri clienti — spiega una gentile dirigente dell’albergo — comunque confermo che alcune suite costano 600 euro al giorno, ma c’è anche quella presidenziale che ne costa 1.900...». In teoria, è possibile pagare in contanti o con carta di credito privata e far intestare la fattura a qualcun altro. Questo potrebbe essere successo: un consigliere potrebbe aver pagato con mezzi propri, facendo poi intestare la fattura a Monari, che era deputato, quale capogruppo, a chiedere il rimborso. Oppure potrebbe essere stato proprio Monari ad andare a Venezia, salvo poi ‘dimenticarsene’.
L’INCHIESTA dei pm Antonella Scandellari e Morena Plazzi ipotizza il peculato e vede indagati tutti e nove i capigruppo, dal Pd al Pdl fino ai grillini. Al vaglio ci sono migliaia di voci di spesa dei gruppi, nel periodo giugno 2010-dicembre 2011, per un totale di 5,5 milioni di euro. Le voci più ingenti sono le consulenze (1,9 milioni in totale), i pasti (500mila), gli hotel (41mila), i trasporti e i rimborsi carburante (700mila). Bisogna però fare dei distinguo, perché c’è chi è stato più parsimonioso e chi meno. Comunque si mangiava davvero tanto, in Regione. In un anno e mezzo, il Pdl ha speso in pasti 220mila euro con 12 consiglieri, il Pd 145mila con 24, la Lega 53mila con 4, il Movimento 5 Stelle 18mila con 2 e l’Udc 6.500 con uno. Per gli alberghi, invece, emerge tra l’altro che il Pd ha speso 17mila euro, il Pdl appena 2mila, i grillini 1.100 euro e l’Udc 1.700.