2014-01-23
I CITTADINI, residenti o meno, drizzano le antenne per opporsi all’installazione dei ripetitori, uno dei quali però già in corso d’opera al civico 60 di via Marconi. Maria Paola Alvisi, che abita nel quartiere, è sconcertata: «Credo che chiunque abbia un po’ di buon senso non possa fare altro che demonizzare l’installazione di antenne potenzialmente dannose per la salute dei cittadini e non necessariamente utili in un territorio residenziale con un’alta concentrazione di scuole i impianti sportivi. La cosa sconvolgente è che la procedura è attiva nonostante il parere contrario dell’Ausl. L’unico obiettivo sembra quello di aumentare le casse del nostro Comune».
Anche Giovanni Fiorentini vive in questa zona e si fa delle domande: «Andai all’incontro allo Zoo acquario dove furono spiegati i danni procurati da questi ripetitori. Ma allora servono solo al Comune per incassare soldi? E la nostra petizione con circa 1200 firme contrarie conta fino a un certo punto?».
Maurizio Slaviero sente il problema: «Ne sono venuto a conoscenza grazie al mio vicino Maurizio Migliori (uno dei componenti del comitato Parco di via Volta e via Andreini, ndr) e credo non sia giusto, sia a carattere privato che pubblico, costruire le antenne. Sono contrario alla decisione del privato che ha ceduto l’area in via Marconi e lo ritengo poco sensibile alla salute sua e del prossimo». Francesco Grandi, già sensibile alla questione, rincara la dose: «Nei paesi del Nord Europa la soglia massima consentita per le onde elettromagnetiche è di tre volt al metro. Oltre sarebbero gravemente lesive per la salute. In Italia è permessa l’installazione con sei volt al metro che equivale a quattro volte il limite degli stati suddetti. Da sottolineare poi il deprezzamento degli appartamenti. L’Amministrazione non ha tenuto conto del grave danno che arrecano a gente che ha risparmiato tanto per costruirsi una casa».
Anna Galvani dice: «Non sono residente, ma conosco la questione. Sono contraria perché penso che le onde facciano male alla salute. Avrei firmato anch’io la petizione. Sapevo di questa storia perché l’avevo letto sul giornale».
Mirko Melandri