Imola (Bologna), 16 aprile 2014 - La Micro-Vett non rinascerà a Imola. La I’Moving, spin-off della Energy Resources con capitali americani e sede a Jesi (Ancona), che sembrava interessata a rilanciare l’attività produttiva sul Santerno, all’ultimo momento ha deciso (a sorpresa) di non partecipare all’asta fallimentare andata in scena ieri mattina a Bologna. A questo punto, quel che resta dell’azienda di via Gambellara (il prezzo di partenza era fissato a 320mila euro) è destinato a prendere il volo con direzione Creazzo, provincia di Vicenza. Lì infatti c’è la sede di Cima motori elettrici, oltre 60 dipendenti e un quartier generale di 14mila metri quadrati.

Da sempre molto interessati a Micro-Vett, al punto che prima dell’ingresso in scena degli olandesi della El-Kw (pure loro spariti) avevano già depositato a garanzia i 400mila euro previsti a inizio anno come base d’asta, i veneti non dovrebbero avere troppi problemi a espletare le ultime formalità burocratiche e assicurarsi l’azienda che fu di Gaetano Di Gioia. In pratica, anche se manca ancora l’ufficialità, il marchio Micro-Vett potrebbe presto ricomparire a qualche centinaio di chilometri di distanza dalla sede storica di via Gambellara. Con tanti saluti a Imola e ai suoi 17 lavoratori da tempo in mobilità. Perché, se da una parte il piano presentato nei mesi scorsi ai sindacati prevedeva il reimpiego di cinque operai in quel di Vicenza, dall’altra la distanza spaventerebbe anche i più motivati.

"La i’moving non ha presentato la sua offerta — conferma Enrico Cappanera, ad dell’azienda —. Non c’erano le condizioni. Ma ci piacerebbe comunque collaborare con il territorio di Imola e investire lì anche senza Micro-Vett. Nei prossimi giorni credo faremo direttamente delle mosse. Continuiamo a credere nell’Emilia-Romagna come possibilità di sviluppo del settore".

L’idea — oggi sempre più lontana — resta quella del polo elettrico della mobilità di cui si parla ormai da anni. Un piano da 45/50 milioni finanziato in parte dal ministero dello Sviluppo economico e caldeggiato da Regione, Provincia e Comune che, in base a un progetto messo a punto da Aster (consorzio pubblico-privato per la ricerca e il trasferimento tecnologico), avrebbe dovuto avere come perno la riconversione dello stabilimento della Cnh. Un’idea che con gli olandesi prima, ed Energy Resources poi, sembrava aver ripreso fiato.

Ma dopo tante promesse, ormai regna incontrastato lo scetticismo. Cnh, Micro-Vett, Cab Plus e Cognetex: solo per citare le vittime illustri (e senza dimenticare le pesanti difficoltà vissute anche dal mondo cooperativo), la lista delle aziende sparite dal territorio imolese fa sempre più paura.

Enrico Agnessi