Imola, 18 aprile 2014 - DIECI ANNI. Difficile pensare che una semplice caldaia possa causare guai così a lungo, ma quando i guai sono giudiziari la questione cambia e molto. Tanto infatti è servito a una coppia di cittadini per fare chiarezza sulla regolarità della canna fumaria installata, vincendo al Tar contro l’ufficio ambiente del Comune di Imola. Oltre dieci anni fa, la coppia aveva pensato di sostituire l’impianto termico della propria abitazione per conformarlo alla normativa vigente e all’epoca fu installata una comune camera fumaria a parete.

Le cose proseguono senza intoppi fino al 2004, quando il Comune all’improvviso emette un’ordinanza che intimava ai proprietari dell’immobile a regolarizzare la canna fumaria, imponendo uno scarico sul tetto oppure una canna esterna fino al tetto. L’ordinanza però finisce archiviata nel 2007, una volta constata l’impossibilità materiale di intubare la canna fumaria esistente. Una condizione già riscontrata dall’azienda installatrice e che secondo l’Ausl di Imola non creava alcun pericolo per la salute. Ma nel 2009 l’ufficio ambiente del Comune invia alla coppia una nuova ordinanza di regolarizzazione.

DA QUI, il ricorso al Tar che solo pochi giorni fa ha lo ha accolto annullando il provvedimento del Comune. Secondo i giudici amministrativi, infatti, «il provvedimento non indica le ragioni per cui le difficoltà tecniche (riscontrate nell’archiviazione del 2007, ndr) siano da ritenere ora superate» e, soprattutto, non spiega perché non si possa applicare «l’articolo 173 del regolamento edilizio comunale che consente lo scarico a parete» in presenza di determinate condizioni. Vittoria a metà, però, per la coppia che dovrà sostenere la propria parte di spese processuali.
c. d.