2014-04-20
«IL NOSTRO più che un team era una famiglia. Emanuele parlava con gli occhi e si esprimeva con il sorriso». Artemio Carnevali in città è conosciuto da tutti come ‘Grass’. Come meccanico, seguiva Cassani ormai da cinque anni, quando Emanuele era passato dalle moto a due tempi a quelle a quattro. Assieme al padre del giovane, Moreno e a un team affiatatissimo di giovani imolesi e padovani, costituivano la sua scuderia. La fidanzata di Emanuele, Sana, era la sua ‘ombrellina’ e sui social network compare la loro ultima foto insieme, alla partenza di quella maledetta domenica, pochi minuti prima dell’incidente. «Emanuele era di una prudenza mai vista — racconta Grass —, ma quando ti tocchi con qualcuno 100 metri dopo la partenza, in quel punto, nessuno ti può aiutare».
Domenica scorsa Grass e il resto dello staff era alla partenza e ha visto ogni cosa. «E’ successo tutto in un attimo, non si capiva che la conseguenza era così drammatica — continua il meccanico —. Questo doveva essere il suo anno, l’anno del titolo in 600. Il problema era sempre quello dei soldi, ma eravamo riusciti a trovare qualcosa in più della passata stagione e avevamo fatto una buona messa a punto per la stagione. Quel giorno era tranquillo, non vedeva l’ora di partire. Alle prove del sabato aveva chiuso secondo, a 6 centesimi dal primo solo perché quest’ultimo aveva sfruttato la sua scia e alla fine gli aveva soffiato la pole. In scherzo, l’altro pilota lo aveva anche ringraziato per il tempo che gli aveva fatto fare».
Ma le cose sono andate diversamente. «Era un ragazzo d’oro mosso dalla passione, che l’ha portato a fare quello che gli piaceva», ha aggiunto Giovanni Copioli, vicepresidente di Federmoto presente ieri mattina al funerale.
c. d.