Imola, 23 aprile 2014 - UN BEBÈ addormentato sul sedile posteriore dell’auto, una donna che prova di nascosto ad aprire lo sportello e la madre del piccolo che riesce a sventare quello che — ai suoi occhi — era un chiaro tentativo di rapimento.
È successo ieri, poco prima delle 13, nel parcheggio dell’ospedale vecchio.
L’episodio è stato denunciato ai carabinieri già nel pomeriggio. Protagonisti della vicenda, Pamela Orrù, segretaria provinciale Ugl Sanità, suo figlio di appena sei mesi e una donna rom di circa 50 anni.
Il racconto della sindacalista, che assieme al bimbo era appena uscita da una visita pediatrica, non lascia spazio a interpretazioni.

IL TEMPO di arrivare al parcheggio, sistemare il piccolo (che nel frattempo si era addormentato) sul sedile posteriore dell’auto e ripiegare il passeggino da inserire nella monovolume.
Pochi istanti, insomma, prima di mettere in moto e tornare a casa per il pranzo.
In questo lasso di tempo, però, dal lato opposto rispetto a quello in cui si trovava la sindacalista, ha fatto la comparsa una signora di bassa statura, di mezza età, con i capelli lunghi neri e vestita di scuro.
Ha provato ad aprire lo sportello, ma la prontezza di riflessi della Orrù glielo ha impedito.

E LEI, rimasta sempre in silenzio e senza mai provare nemmeno a giustificare il proprio gesto, ha rischiato il linciaggio di una mamma che aveva appena vissuto l’incubo più grande per un genitore. Poi, se l’è data a gambe levate.

«HO SENTITO scattare la sicura e mi sono precipitata dall’altra parte — racconta la sindacalista —. È un’indecenza pensare di portarsi via un bimbo indifeso, di soli sei mesi, che dorme».
Secondo quanto riferisce la donna, oltre a loro tre, a quell’ora era presente in zona solo un altro anziano signore.

«MA MI HA DETTO che non vuole avere problemi — fa sapere Orrù —. Pensi, ha provato a dire che magari quella zingara voleva solo vedere da vicino il mio bambino». Passata la paura, per la mamma è arrivato il momento di andare in caserma e mettere nero su bianco la denuncia, accompagnata da un identikit della presunta rapitrice: «So che non servirà a nulla — dice la Orrù — ma fornirò una descrizione dettagliata e magari servirà a far sì che non accada di nuovo ad altre persone. Sono arrabbiata, spero per lei di non incontrarla più».

Enrico Agnessi