Imola, 13 maggio 2014 -Nel corso degli anni ne aveva collezionate una serie. Fingeva stati di bisogno con sacerdoti, per ottenere da loro denaro. Raccontava di presunte liti giudiziarie per fantomatiche eredità mai esistite pur di racimolare aiuti a destra e a manca, anche da un privato. Poi aveva continuato a incassare la pensione di una parente defunta per un anno e mezzo, senza comunicare a nessuno la morte, prima che un accertamento dell’Inps la incastrasse.

E alla fine, quella serie di truffe aggravate le sono costate care. Fine pena 29 agosto 2018. Così recita l’ordinanza di carcerazione che, a metà aprile, ha spalancato le porte del carcere bolognese a Maria Baroncini, 47enne di Mordano. Per truffa aggravata ha collezionato tre condanne definitive: tre anni e cinque mesi per aver sottratto con l’inganno 300mila euro a un sacerdote imolese ormai non più lucido; due anni e dieci mesi per aver raggirato un altro anziano per migliaia di euro, un anno e sei mesi per l’indebita riscossione della pensione della parente deceduta.

Pene pesanti che, nonostante i tre anni di condono, hanno significato per lei l’ingresso alla Dozza avendo superato il limite consentito per una detenzione alternativa al carcere. Baroncini, però, era già ai domiciliari dal dicembre 2012, per scontare la condanna diventata definitiva della truffa all’Inps. Doveva concludersi il 29 aprile di quest’anno, ma il 15 del mese scorso il tribunale di sorveglianza ha preso atto del cumulo di pena delle altre sentenze passate in giudicato.

E pendente in appello (udienza fissata a giugno) c’è ancora un altro procedimento che la vede imputata con la stessa accusa. Si tratta della seconda truffa ai danni di un sacerdote imolese che in primo grado le era costata una condanna a tre anni per un danno stimato di circa 150mila euro. Sempre assistita dall’avvocato Lucio Strazziari, il prossimo passo sarà quello di chiedere uno ‘sconto’ di pena adducendo la continuazione del reato, visto che le truffe fanno riferimento ai primi anni del Duemila.

Nel procedimento conclusosi con la condanna a tre anni e cinque mesi nei confronti di uno dei due sacerdoti, era imputata delle stesse accuse anche la madre ultraottantenne della donna. Per lei però, dopo la condanna a a due anni e due mesi in primo grado, è sopraggiunta la prescrizione in appello.

di Cristina Degliesposti