BeniComuni, la Lanzoni non rischia anche se sarà condannata

Il caso Tre Spighe e il codice etico: i paletti sono attivi solo nel caso di reati contro la pubblica amministrazione

Maurizia Lanzoni, amministratrice unica di BeniComuni

Maurizia Lanzoni, amministratrice unica di BeniComuni

Imola, 28 agosto 2016–È stato il primo elemento saltato all’occhio di molti, compresi gli esponenti dell’opposizione: Maurizia Lanzoni, nuova timoniera di BeniComuni, ha un procedimento penale in corso. L’ex sindaco unico e revisore dei conti della società in house dell’ente di piazza Matteotti, subentrata venerdì scorso a Loris Lorenzi, è stata infatti rinviata a giudizio all’inizio dello scorso anno nell’ambito del processo ai vertici della ‘Tre Spighe’.

La vicenda è quella che ha portato, nel 2014, la cooperativa agricola di Castel Guelfo al salvataggio concordato. Lanzoni, all’epoca dei fatti componente del collegio sindacale della società, assieme a due suoi colleghi è accusata di false comunicazioni ai soci. E dopo che il gup Andrea Scarpa ha accolto le richieste del pm Claudio Santangelo, è finita alla sbarra. Perciò a fine settembre comparirà in Tribunale a Bologna, in attesa della sentenza prevista in autunno. Anche in caso di eventuale condanna, però, il nuovo amministratore unico BeniComuni potrà comunque restare al proprio posto.

Il Dlgs 39/2013, che determina condizioni più rigide per le nomine nelle società partecipate, vieta infatti agli enti locali di conferire incarichi di amministratore di ente privato in controllo pubblico a coloro che abbiano riportato condanne penali, anche con sentenza non passata in giudicato, per i soli reati contro la Pubblica amministrazione. Ed evidentemente non sarebbe questo il caso della ‘Tre Spighe’. Detto che nello statuto di BeniComuni le uniche condizioni di ulteriore ineleggibilità, incompatibilità o decadenza sono quelle previste dall’articolo 2382 del codice civile (interdizione dai pubblici uffici), resta il codice etico della società in house. Ma nelle nove pagine del documento approvato ad aprile di quest’anno, non si fa alcun riferimento alle vicende legali degli amministratori.

«Se la Lanzoni sarà condannata, si deve dimettere senza se e senza ma per una palese questione di opportunità politica – è però la versione di Simone Carapia, consigliere comunale di Forza Italia –. Questa nomina non poteva essere più sbagliata e avrà un effetto boomerang per l’amministrazione». Secondo l’azzurro, «siamo passati dagli ‘inconferibili’ (riferimento a Lorenzi stoppato dall’Anticorruzione in quanto già presidente di Acantho, ndr) ai possibili condannati. Ma come sono messi in piazza Matteotti? – domanda Carapia –. Il sindaco Manca lo fa apposta o proprio non ne azzecca più una? La città è in mano a questi signori che tengono il potere stretto con le unghia e con i denti: sperano sempre che dopo pochi giorni la gente dimentichi, ma se ne stanno accumulando troppe e troppo clamorose».