Sasso Morelli, una folla commossa al funerale di Giacomo Chelli

L'ultimo saluto degli amici al quindicenne morto per un malore dopo un allenamento di calcio

L’arrivo del feretro alla chiesa di Sasso Morelli (Foto Isolapress)

L’arrivo del feretro alla chiesa di Sasso Morelli (Foto Isolapress)

Imola, 23 dicembre 2017 – Una folla commossa ha dato l’ultimo saluto a Giacomo Chelli. Il 15enne imolese si è spento domenica al Santa Maria della Scaletta a causa di un arresto cardiaco che l’aveva colto venerdì scorso dopo un allenamento di calcio a Ponticelli. Giacomo, classe 2002, era un allievo del Sanpaimola, dove giocava nel ruolo di difensore. E, ieri, per un’ultima volta, ha indossato la divisa rossoblù della sua squadra.

Ma quei colori spiccavano anche tra le gerbere che coprivano il feretro, e tra la folla, dove erano tantissimi i compagni di squadra accorsi per stringersi attorno al dolore di mamma Irene, papà Alessandro e dei due fratellini di Giacomo. Fin da subito, la tragedia ha scosso l’intera comunità.

Amici, parenti, rappresentanti del Sanpaimola e dell’Imolese Calcio si sono riuniti nella cappella di Sasso Morelli, troppo piccola per contenerli tutti. Diversi erano i cartelloni con i messaggi d’addio scritti dagli amici del 15enne. "Jack, amico mio, te lo prometto, non sarà un addio". "Così come le stelle morte lasciano la loro luce come guida al cielo, il tuo ricordo accompagnerà noi nel domani".

Tra i momenti più toccanti, l’omelia officiata da don Paolo Ravaglia, che ben conosceva il giovane calciatore. "Saluto e ringrazio i rappresentanti del mondo dello sport imolese – ha esordito il sacerdote -, e ai ragazzi che oggi sono qui vestiti con la divisa delle loro squadre voglio dire che siete bellissimi".

E ancora: "Quando la morte va attorno a delle cose che ti sono care, hai solo un punto da cui puoi partire, ed è il tuo dolore – ha detto rivolgendosi alla folla presente -. Guardare Giacomo per me voleva dire intuire un segno di fiducia e di speranza per il mio domani come prete e per questa comunità di Sasso Morelli. Perché non mi aveva mai fatto paura dover dividere Giacomo con la sua passione più grande, quella del calcio, tanto sapevo che con l’aiuto di mamma Irene e babbo Sandro, io me lo sarei sempre ritrovato qui, con il suo sorriso che era sempre quello, sia che fossi in confessionale alla vigilia di Natale o di Pasqua, o che fosse una mattina qualsiasi del centro estivo in parrocchia". Un sorriso, ha proseguito il parroco, che "mi faceva tanto bene, pensando al domani di questa comunità". Ma un destino crudele ha strappato via Giacomo da questa vita prima del tempo.

E ieri l’incredulità, la tristezza, la disperazione erano stampati sui visi, solcati dalle lacrime, delle centinaia di persone che hanno partecipato al rito funebre. "L’altra notte – ha continuato don Paolo -, ho preso il telefono e sono andato a vedere le ultime chat di Whatsapp con Giacomo. E ho trovato un messaggio di qualche mese fa, un messaggio tanto forte quanto bello. Dal niente lui mi ha scritto: ‘Io don ci sono’". A quel punto, don Paolo ha rivolto una preghiera al cielo: "Gesù, l’unica cosa che ti chiedo, mentre mi dici di non piangere, è farmi sentire ancora questo messaggio di Giacomo, perché è l’unica cosa che può mettermi pace nel cuore".