2010-05-26
di MARCO TAVASANI
L’AEROCLUB di Bologna ha sostanzialmente cessato di esistere. Sta così per chiudersi una gloriosa storia iniziata nei primi anni Trenta sul campo di Borgo Panigale, che ha dato lustro alla città, da cui sono usciti centinaia di piloti molti dei quali oggi sono ai comandi dei jet di importanti compagnie aeree. «Dal 2006 — racconta Michele Deni, uno dei soci storici del club — ci sono stati errori di gestione, bilanci dubbi o mai presentati, alienazione di beni, verbali della Guardia di finanza sulla vendita di carburante, la cessione della scuola di volo certificata secondo gli standard europei Jar per gli allievi piloti. E la pressione della Sab per acquisire aree: così ha messo gli occhi sui nostri spazi».
LA SOCIETÀ che gestisce il Marconi conferma di aver dichiarato «nella massima trasparenza» che il percorso di sviluppo dello scalo prevede anche l’utilizzo delle aree presenti nel sedime. La Sab ha chiesto al club di pagare gli oneri di subconcessione della palazzina e degli hangar: 78mila euro dal 2007 e 52.640 per il 2010. «Ma — continua Deni —, secondo lo statuto nazionale il club è un ente senza scopo di lucro. Dove li troviamo questi denari?».
DICEMBRE 2009. L’Enac emette un’ordinanza tassativa: «L’aeroclub ‘G. Bortolotti’ di Bologna è estromesso dai manufatti ubicati sul Marconi (palazzina e hangar; ndr), deve sgomberarli entro 8 giorni e disabilita le carte d’identità aeroportuali del personale del club». L’Enac impedisce così, di fatto, l’accesso dei soci e dei dipendenti alla palazzina costruita dal club. Già dopo l’11 settembre 2001, con gli attentati alle Torri gemelle di New York, erano stati presi drastici provvedimenti. I soci non avevano più accesso alla palazzina e agli hangar e dovevano entrare da un varco della Sab distante alcune centinaia di metri esibendo documenti. Di fatto, non solo veniva scoraggiata l’attività del volo, ma anche il piacere di ritrovarsi fra amici legati da un hobby.
I PROBLEMI che hanno portato l’aeroclub di Bologna a questo drammatico e apparentemente irreversibile declino iniziano nel 1995 con l’elezione del presidente Renzo Bonora: su questo i soci piloti sono concordi. «Ho ereditato una situazione patrimoniale con molti debiti, forse trecentomila euro», racconta il presidente, che tuttavia, in un incontro a Molinella due mesi fa («l’aeroclub di Bologna è questo», disse allora), non esibì alcun documento contabile. Molinella è il regno dei paracadutisti della Flygang, che ricava profitti dall’utilizzo del campo e di strutture dell’aeroclub a basso costo. «Risulta — obiettano i soci Saturno Marchetti e Constantinos Haritakis — che le perdite del club dal 2005 al 2008 ammontano almeno a 450mila euro». Ma il bilancio 2008 non è stato approvato dai revisori dei conti. «E il consuntivo 2009? Mai visto, e non esiste il preventivo 2010», insistono Marchetti e Haritakis.
Nel 2008 iniziano le azioni legali. «Stupisce che Bonora abbia alienato la scuola di volo che era in attivo — accusa Deni —. La flotta? Quando era presidente Giuseppe Verna (primi anni Duemila) c’erano 18 aerei e l’esercizio era in attivo. Sono rimasti tre aerei ipotecati dal Credito sportivo e altrettanti con più di 25 anni di vita, uno privo del motore. La ditta che lo ha riparato non lo riconsegna perché teme di non essere pagata. La certificazione degli aerei è scaduta, quindi non si può volare e l’officina ha ormai pochissimi ricambi». A Molinella, su un’area della cooperativa Massarenti affittata dal club nel 1980 che avrebbe dovuta essere intitolata a Giorgio Regazzoni (per lunghi anni presidente del club, nel rispetto delle condizioni della donazione di sua figlia Daniela), è rimasto un velivolo dell’Aeroclub d’Italia e recentemente un ultraleggero ha subito un incidente. Un altro è stato venduto da Bonora ‘dimenticando’ il diritto di prelazione che per legge spetta ai soci.
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«SE il presidente avesse per tempo dato le dimissioni richieste da diversi soci — afferma Deni — l’aeroclub si sarebbe salvato». Dal 2008 l’Aeroclub d’Italia viene ancora sollecitato a fare un’ispezione, eseguita nel novembre 2009 ma disattesa da Bonora, che non ne ha neppure letto il rapporto in consiglio. Si evidenziano gravi lacune «finanziarie e contestazioni di alcuni soci con la presidenza» e si chiede a Bonora di convocare («già oltre il limite») l’assemblea preventiva 2010. Poco meno di un mese fa tre soci accompagnati dagli avvocati Giordano Jacchia e Gabriele Taddei sono ricevuti a Roma da Giuseppe Leoni, presidente dell’Aeroclub d’Italia, chiedendo il commissariamento dell’ente bolognese. Risultato? «Il commissariamento? E’ un fatto politico! — dice pilatescamente Leoni —. Dopo l’ispezione non posso fare altro». Come se negli ultimi quattro anni non fossero avvenuti fatti gravi. «Ma a Leoni — osservano i soci — importa riscuotere gli arretrati dei ‘bollini’ sulle quote sociali, perché l’Aeroclub d’Italia è soggetta al controllo della Corte dei conti». E’ la fine.