2010-08-13
IERI COOP Adriatica ha diffuso una nota con la quale fa il punto sull’utilità del progetto ‘Brutti ma buoni’, con cui il colosso cooperativo destina ad associazioni di volontariato e cooperative di solidarietà frutta, verdura, carne, latticini e generi vari invenduti perchè vicini alla data di scadenza o con lievi difetti eststici, ma ancora perfettamente ottimi. I dati sono nel box a lato. Il polso della situazione in città è però fornito dal numero di richieste di aiuto alla Caritas Diocesana, che coordina il Centro di ascolto di via Minardi ed eroga, attraverso i propri addetti e anche le parrocchie, beni alimentari e denaro. Qual è la situazione? La povertà cresce e il disagio investe maggiormente gli immigrati.
«Da ottobre ad oggi c’è stato un aumento sensibile nelle richieste di sporte e denaro — esordisce don Antonio Bonoli, direttore della Caritas diocesana — Con il termine sporte indichiamo proprio le borse con generi alimentari per le famiglie bisognose. Nel giro di questi mesi il loro numero è raddoppiato. In maggio ne abbiamo donate oltre duecento. In giugno e luglio ci siamo attestati sulle 150. Una situazione come questa non l’avevamo mai incontrata».
«Richiedono le sporte alimentari in maggioranza le famiglie di stranieri, in una percentuale forse del sessanta per cento — riprende don Bonoli — Qualche tempo fa era maggiore la richiesta di pasti, ma poi, con i ricongiungimenti familiari, si sceglie di cucinare a casa, appunto in famiglia. Gli italiani che domandano questo genere di aiuto sono relativamente pochi. Perchè? Io me lo spiego con una forma di pudore, peraltro comprensibile».
«In piena estate — è l’analisi del direttore della Caritas — registriamo qualche richiesta in meno, perchè in questo periodo c’è qualche opportunità in più per lavorare, soprattutto in agricoltura, settore che aiuta ad arginare un po’ le difficoltà degli immigrati che sono stati i primi a perdere l’occupazione con la crisi economica: sa, in molti casi avevano contratti a tempo determinato che sono stati i primi ad essere cancellati. In estate cresce anche il numero di quanti si rivolgono al Centro di via Minardi per fare una doccia: anche una ventina al giorno, solo stranieri che lavorano nei campi».
«Quanto alle richieste di denaro — conclude don Bonoli — da ottobre 2009 le parrocchie accolgono le domande di quanti hanno perso il lavoro o sono finiti in cassa integrazione, e le inoltrano alla Caritas. L’obiettivo è ottenere le risorse messe a disposizione dal vescovo con un fondo apposito di cui si diede notizia ad inizio autunno 2009. C’è la possibilità di avere 1000 euro, in due rate nel corso di dodici mesi. Le domande? Non tante quanto ci aspettavamo: da ottobre, poco più di cinquanta a Faenza, e un’ottantina in tutta la Diocesi. Anche in questo caso, la maggioranza dei richiedenti è straniera. Gli immigrati si rivolgono a noi anche per ottenere una casa ad affitto agevolato, ma non siamo l’interlocutore giusto. Li indirizziamo all’ufficio casa del Comune».
m.m.