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LA CRISI economica ha rallentato (quando non ha fermato) i motori delle aziende di mezzo mondo, ma non è riuscita a far calare lo smog. I numeri della recessione che ancora attanaglia il tessuto produttivo imolese fanno a pugni coi dati delle polveri sottili rilevati dalle centraline dislocate in città. «Mi sarei aspettato valori più bassi. La situazione attuale — ammette Vanes Poluzzi dell’Arpa regionale — è paragonabile a quella dell’anno passato. Le criticità restano le stesse».
L’andamento dell’inquinamento in città è stato oggetto, ieri mattina, di una riunione di commissione. Le imprese sono ferme o marciano a passo ridotto, molti operai sono in cassa integrazione, eppure le Pm10 (ma il discorso vale anche per gli ossidi di azoto) viaggiano su concentrazioni simili o leggermente peggiori rispetto allo scorso anno: 32 sforamenti del limite giornaliero dei 50 microgrammi al metro cubo nel 2009, 37 quest’anno (col mese critico di dicembre ancora in agguato). Il motivo? Riccardo Mondini, dell’Unione di centrodestra, punta il dito sulla nuova centrale a turbogas di Hera, aperta circa un anno e mezzo fa. «E’ l’unica spiegazione che vedo», afferma il consigliere comunale. Ma i dati registrati dalle centraline collocate nelle sue immediate vicinanze forniscono un quadro diverso. «Sta emettendo meno di quello che sarebbe autorizzato a fare per legge», spiega Valerio Marroni dell’Arpa di Imola. «Incide di più il traffico veicolare», aggiunge l’assessore all’Ambiente, Luciano Mazzini. Che, tuttavia, non cambia idea sulle limitazioni antismog varate dalla Regione e rimandate dal Comune a gennaio. «Partiamo con le misure più drastiche nel periodo più critico», replica.
Il mistero del contrasto tra gli effetti della crisi economica e l’andamento dell’inquinamento sarà forse dipanato quando Arpa e Ausl porteranno a compimento un corposo studio richiesto dal ‘Rab’ — il comitato civico che vigila sull’impianto della multiutility — e finanziato dal Comune con 75 mila euro spalmati in due anni. L’indagine è divisa in due parti: una ambientale e una sanitaria. La prima fase, condotta dall’Arpa nella zona a sud della città, si propone di calcolare il diverso contributo fornito all’inquinamento dal traffico, dalle attività produttive, dal riscaldamento e dall’agricoltura (è previsto anche un focus specifico per individuare le aree più esposte all’impianto di Hera). Mentre la seconda parte, che coinvolgerà un pool di medici di base e un campione di 15 mila imolesi, si propone di valutare l’incidenza dello smog sulle malattie cardio-respiratorie croniche. «Ad Imola — osserva la dottoressa Serena Lanzarini dell’Ausl — la mortalità per queste patologie è più alta rispetto alla media provinciale». Una situazione che merita di essere approfondita, anche se il dato è stabile «e non è da imputare — precisa Lanzarini — alla centrale, perché è troppo poco tempo che è in funzione». L’analisi sanitaria si avvarrà dell’uso di apposite schede di valutazione che terranno conto dei ‘fattori confondenti’, come il fumo, le abitudini alimentari e l’attività lavorativa dei pazienti.
Nicola Cappellini