2010-12-07
di ENRICO BARBETTI
DOPO AVER vissuto per 15 anni come falso invalido, sarebbe morto a causa dell’ennesima messa in scena, quella di un tentativo di suicidio divenuto invece tragicamente vero. Lo ipotizza il giudice per le indagini preliminari Mirko Margiocco a proposito della fine di Silvio Balsamo, pregiudicato di mafia deceduto a Imola a 42 anni nella notte fra il 14 e 15 gennaio 2010, nel provvedimento con cui ha disposto gli arresti domiciliari per il professor Mauro Menarini, bolognese di 52 anni, luminare della riabilitazione, già direttore sanitario e attuale responsabile di dipartimento del centro specializzato di Montecatone.
SECONDO il pm Lorenzo Gestri, che per il medico aveva chiesto il carcere con le accuse di truffa e falso ravvisando vari tentativi di inquinamento probatorio, Menarini a partire dal 2000 avrebbe falsamente attestato che il 42enne catanese, detenuto per associazione mafiosa e omicidio con fine pena nel 2023, era affetto in via definitiva da una «paraplegia da siringomielia dorsale», malattia invalidante di natura irreversibile nonché da «monoparesi dell’arto superiore sinistro». Balsamo è arrivato in Emilia nel 2000, è stato a più riprese ricoverato a Montecatone, da dove è evaso due volte, e nel 2006 ha ottenuto dal tribunale di sorveglianza, in virtù delle certificazioni di Menarini, gli arresti domiciliari. In teoria, non doveva camminare, né fare pipì autonomamente, né avere rapporti sessuali. Invece faceva l’amore, camminava e guidava la macchina, benché avesse la patente revocata dal 1998: la polizia municipale di Imola l’aveva fermato casualmente il 14 novembre 2008 al volante di una vettura priva di comandi per disabili. Eppure, risultava invalido al 100%, percepiva pensione e indennità di accompagnamento, aveva ricevuto dall’Ausl tre costose carrozzelle elettriche e centinaia di cateteri per inesistenti disfuzioni. La segnalazione dei vigili e un esposto anonimo che lo indicava come falso invalido hanno fatto partire le indagini del commissariato di Imola e della terza sezione della squadra mobile, chiamata in causa per lo spessore criminale dell’indagato. La perquisizione domiciliare eseguita dalla polizia alla vigilia del suicidio ha poi portato alla scoperta di un paio di video domestici recenti di feste familiari in cui Balsamo si alza e si esibisce davanti alla telecamera in una disinvolta macarena. Secondo gli investigatori, negli ultimi mesi il pregiudicato catanese aveva avuto sentore dell’indagine e aveva iniziato a preparare il terreno per una nuova patologia, la depressione. In un paio di occasioni aveva ingerito grosse dosi di medicinali. Poche ore dopo la visita della polizia e il deposito della richiesta di arresto del pm si è tolto la vita.
«LE MODALITÀ del fatto — scrive il gip nell’ordinanza — facevano da un lato dubitare ulteriormente delle condizioni di immobilità di Balsamo», dall’altro, sottolinea il giudice, «potendosi parlare di ‘impiccagione atipica’ inducevano a credere che il Balsamo volesse solo realizzare un’azione dimostrativa, da cui poi sostenere di versare in condizioni di disagio psicologico per continuare ad usufruire del regime detentivo di favore». L’avvocato Aldo Meyer, che difende il medico, riferisce che il dottor Menarini «si dichiara assolutamente innocente rispetto agli addebiti e non ha mai avuto alcuna intenzione di favorire indebitamente e deliberatamente il soggetto, tantomeno soggetti indagati per mafia». Menarini, aggiunge il legale, «da mesi ha manifestato attraverso di me alla Procura la piena disponibilità a fornire ogni chiarimento e mi stupisce che sia stata adottata questa misura senza che sia stato mai convocato. Inoltre, ricordo che il soggetto era stato visto da molti altri medici: o sono tutti collusi con la mafia o non le è nemmeno Menarini».