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di VALERIO BARONCINI

E GILBERTO DONDI
IL GIUDICE per le indagini preliminari Mirko Margiocco lo mette nero su bianco: «Approfondimenti investigativi hanno permesso di appurare che Mauro Menarini aveva potuto operare anche grazie a un clima omertoso dipeso dal ruolo rivestito dallo stesso». E’ la pagina 14 dell’ordinanza con cui il gip, su richiesta del procuratore aggiunto Valter Giovannini e del pm Lorenzo Gestri, chiede gli arresti domiciliari per il dottor Menarini. La storia è nota: siamo a Montecatone, l’ospedale sulle colline di Imola un tempo privato e ora in procinto di diventare un Irccs, e si indaga sui rapporti tra Menarini e un mafioso, Silvio Balsamo, morto suicida a gennaio. Menarini, sono le accuse dei giudici, della Mobile e del Commissariato di Imola, avrebbe aiutato il mafioso falsificandone i certificati medici.
EMERGE anche che alcuni testi, di fronte a contestazioni mosse da infermieri e paramedici di fronte alla diagnosi che Balsamo fosse paraplegico, si sarebbero stretti nelle spalle. Molti sapevano, molti stavano zitti, si legge a pagina 31. Ma perché? Perché avevano paura, temevano minacce oppure perché erano conniventi? E’ su questi aspetti che gli investigatori devono lavorare: trapela anche che alcuni infermieri furono allontanati da Silvio Balsamo, per tutti ‘Silviuccio’. Come mai? Un testimone interno all’ospedale svela altri retroscena: «Posso affermare che il personale che è stato direttamente a contatto con Balsamo per cure (medici, infermieri, fisioterapisti e operatori socio-sanitari) durante i suoi ricoveri presso la struttura percepiva l’incongruenza fra la sostanza e la forma. Intendo dire: la forma corrisponde a uno stato clinico di paraplegia (la carrozzina, il ricovero, le terapie fisiche indicate), la sostanza è la percezione che lui non fosse paraplegico e che questo venisse utilizzato per eludere quanto previsto dal suo stato giuridico, producendo all’interno una situazione di condizionamento e distorsione della comunicazione in merito al suo stato reale e alle condizioni effettive». Una notte, poi, Balsamo «era stato visto alzarsi dal letto autonomamente per andare in bagno». Come dire: impossibile che la cosa non fosse nota.
Lo dice anche il medico legale Roberto Nannini nella sua perizia su Balsamo: «... le circonferenze dei ventri muscolari delle cosce e dei polpacci, sono coerenti con uno stato di trofismo muscolare eccellente e pertanto non compatibili con lo stato di cronica paraplegia». Sull’inadeguatezza dello stato diagnostico riscontrato a Balsamo, poi, Nannini aggiunge che l’«esito dello studio completo del midollo spinale di Balsamo porta a escludere la presenza di una forma siringomielica antomicamente rilevante e quindi funzionalmente importante». Balsamo «pertanto non poteva essere ritenuto affetto da paraplegia da siringomielia dorsale e da monoparesi dell’arto superiore sinistro».
TORNANDO a Menarini, dall’ordinanza del gip emerge una conversazione del 7 ottobre con un collega in cui trapela «la preoccupazione di Menarini, ormai consapevole delle sue responsabilità e del fatto che con ogni elevata probabilità sarebbe stato costretto quanto meno a lasciare l’incarico» a Montecatone: i due parlavano di un colloquio che Menarini aveva appena compiuto per ottenere un posto di responsabilità in un ospedale veneto. «Menarini nell’occasione appariva soddisfatto dell’alternativa dicendo che questa soluzione sarebbe stata attuabile nel caso ‘le cose dovessero andare male’». L’interlocutore fa notare a Menarini come avrebbe potuto giustificare ai dirigenti dell’ospedale veneto la ragione che lo induceva, come capo dipartimento di Montecatone, ad accettare un incarico di sicuro minor prestigio. E Menarini risponde «di aver già anticipato la possibile domanda, spiegando agli interlocutori che l’attuale situazione in cui si trovava l’istituto non gli consentiva di lavorare ad alti livelli, e che proprio per questa ragione stava valutando possibili alternative».