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di CRISIINA DEGLIESPOSTI
«NON AVREMO timore a rispedire al mittente i rifiuti se non saranno conformi alle caratteristiche previste dall’accordo». L’avvertimento lo ha lanciato ieri mattina, in consiglio comunale, il sindaco Daniele Manca che ha affrontato la questione delle cinquemila tonnellate di rifiuti campani in arrivo a Imola forse già da lunedì. Ma l’intimazione del primo cittadino imolese proprio ieri è già stato messo in pratica dalla Puglia: l’Agenzia regionale per l’ambiente ha bloccato i primi autocompattatori provenienti dalla Campania, perché non sigillati come previsto dagli accordi.
Se si tratta di un evento premonitore, lo si scoprirà solo lunedì o al massimo nei primi giorni della prossima settimana, quando dovrebbero iniziare ad arrivare i camion partenopei alla discarica ‘Tre Monti’, in via Pediano. Di certo non c’è nulla, perché ieri sera mancava ancora la firma sull’accordo che impegna la Regione Emilia-Romagna a farsi carico dello smaltimento – tutto a Imola - di cinquemila tonnellate di rifiuti. Per la precisione, la frazione ‘umida’ dei rifiuti, cioè la parte già separata dalla ‘secca’ che l’impianto di Akron, all’interno della discarica, tratterà in maniera esclusivamente meccanica per trasformarla in compost (fertilizzante) o stabilizzato.
NEL FRATTEMPO gli altri impianti in regione autorizzati al trattamento della frazione umida smaltiranno cinquemila tonnellate di pazzatura imolese che sarebbero state trattate a Pediano. «Si tratta di un’operazione a saldo zero – ha sottolineato il sindaco -. La porzione umida non occupa spazi in discarica e il biostabilizzato prodotto verrà usato nel sito come materiale di rivestimento, risparmiando ghiaia e terra». Di questo ‘affare’ però devono ancora essere definiti gli aspetti economici: la Puglia ha ricevuto come quota di disagio ambientale 20 euro a tonnellata e, se la somma fosse confermata anche per l’Emilia-Romagna, al Comune andrebbero 100mila euro (nel 2008 furono 120mila per tremila tonnellate di rifiuti indifferenziati).
Nella pratica le cinquemila tonnellate in arrivo a Imola sono pari allo 0,2 per cento del totale dei rifiuti urbani prodotti in Emilia-Romagna nel 2009 e corrispondono al 2 per cento della spazzatura che la discarica imolese è autorizzata a ricevere in un anno, cioè 250mila tonnellate. Ogni giorno potranno essere smaltiti al massimo 150 tonnellate di rifiuti campani, pari a cinque camion. Nel suo intervento Manca ha sottolineato come il primo stato di emergenza rifiuti sia datato 1994, che «il monitoraggio da parte di Arpa è più efficace se svolto in un’unica sede» (cioè Imola), che «la solidarietà non è verso i governi locali della Campania ma verso i cittadini che non hanno responsabilità» e che le «risorse ricavate per il disagio ambientale saranno utilizzate per interventi di manutenzione alle strade della zona intorno alla discarica, da concordare con i cittadini».
IERI il comitato ‘Una via Oriana’ ha annunciato l’intenzione di presidiare la discarica per impedire l’arrivo dei rifiuti di Napoli, ma su questo tema il sindaco Manca è stato chiaro: «Se si dovessero episodi mirati a ostacolare le operazioni, con blocchi o forzature, dovremo rivolgerci al ministro Maroni e al prefetto». Intanto piovono critiche dalle opposizioni.
Riccardo Mondini (Udc) ha puntato il dito contro la somma destinata al disagio ambientale («non ci si paga neanche l’asfaltatura delle strade») e al problema della ‘filiera’: «Non ci sono garanzie che non ci arrivino rifiuti speciali infilati nel tragitto e quelli sono i più costosi da smaltire». Giuseppe Palazzolo (Per Imola) fa i conti in tasca al Comune, certo che «cinquemila tonnellate imolesi avrebbero portato 25mila euro in cassa, contro i 100mila da Napoli. Qualcosa non torna». «Il solito ritornello della solidarietà — ha commentato il consigliere regionale del Movimento 5 stelle, Giovanni Favia —. Una maschera perfetta sotto la quale celare un business redditizio, per Hera e per il Comune. Quello dello smaltimento».