Imola, ucciso dalla meningite, lacrime d’addio per Francesco Vozzi

Decine di amici ai funerali del giovane studente dell’Alberghetti. "C’eri sempre per tutti. Difficile accettare tutto questo"

Il lancio dei palloncini bianchi in ricordo di Francesco

Il lancio dei palloncini bianchi in ricordo di Francesco

Imola, 25 novembre 2017–Un grappolo di palloncini bianchi ha aperto, ieri pomeriggio, il corteo funebre in ricordo di Francesco Vozzi. Il 17enne imolese si è spento martedì scorso all’ospedale di via Montericco dopo un’agonia durata giorni, nei quali il ragazzo ha lottato tra la vita e la morte per sconfiggere un nemico chiamato meningite B. E ieri è stato il giorno dell’ultimo saluto a Francesco (FOTO), soprannominato ‘Boccia’ dagli amici dell’istituto professionale Alberghetti, scuola dove il giovane era iscritto. Moltissimi i compagni e i parenti che si sono stretti attorno all’immenso dolore dei fratelli e di mamma Cristiana e papà Salvatore, sempre vicini e mano nella mano, quasi a sorreggersi tra loro per cercare di non crollare a causa di quella sofferenza atroce e senza un perché.

Al centro della navata della chiesa del Carmine, nella centralissima via Emilia, una bara bianca, ancora troppo piccola, avvolta da gerbere, rose, tulipani. Fiori colorati per ricoprire il feretro di un 17enne (tra pochi giorni Francesco ne avrebbe compiuti 18) pieno di vita, come ricordano, coi visi solcati dalle lacrime, gli amici. Molti si stringono nelle spalle alla ricerca di una spiegazione che non c’è, alcuni a stento trattengono il pianto, altri tengono tra le mani un cartellone zeppo di pensieri e parole in memoria di Francesco. C’è chi indossa una t-shirt bianca con la scritta ‘Boccia... uno di noi’, chi invece stringe una rosa bianca, simbolo di un amore puro. Erano tutti lì a piangere e a cercare di darsi forza, i familiari e i compagni di scuola.

Ma uno dei momenti più intimi durante la liturgia funebre è stato quando Marco e Andrea, due amici, sono saliti sull’altare per dire ‘arrivederci’ al 17enne. «Era facile fare amicizia con te, sembravi un bambino che ci faceva scappare la risata. Avevi la mania di toccarci il lobo dell’orecchio mentre parlavi con noi, se dicevi una cosa quella era, non eri falso. Entravi in classe e subito andavi vicino a qualcuno. Anche per quelli che ti hanno visto poco eri un personaggio da ‘balotta’, uno di quelli che ti fa sempre stare bene».

‘Boccia’ aveva sempre il sorriso stampato in faccia: «Le giornate con te volavano – proseguono - e c’eri sempre per tutti. Nessuno si aspettava che finisse così, ci restano quindi i rimpianti per alcune cose che potevamo fare e per le volte che ti abbiamo detto di no. È difficile accettare tutto questo. E infatti non l’abbiamo accettato».