Mercatino dei Cappuccini di Imola, i volontari si raccontano

Apre il Mercatino dell’usato. Gran daffare per i ragazzi del campo di lavoro missionario

I volontari del campo di lavoro al convento dei Cappuccini (foto Isolapress)

I volontari del campo di lavoro al convento dei Cappuccini (foto Isolapress)

Imola (Bologna), 20 agosto 2016 – C’è chi mette in ordine, chi sposta mobili, chi usa il muletto per gestire grossi carichi. I volontari del campo di lavoro missionario che si svolge nel Convento dei Frati Cappuccini lavorano senza sosta per essere pronti all’invasione di potenziali clienti prevista per oggi alle 10. Ma la fatica si sente di meno quando c’è un unico intento, quello di aiutare la missione di Tarcha, una provincia del Dawro Konta, in Etiopia.

Sara Bernabini, che proviene da Alfero, vicino a Cesena, è entusiasta: «E’ la quinta volta consecutiva che partecipo. La motivazione? Non ce n’è una particolare. Te lo senti dentro che devi tornare per forza. Il campo è contagioso. Mi è sempre piaciuto fare qualcosa per gli altri. C’è un bel clima, si riesce socializzare con tutti. A volte ci sono momenti difficili dovuti alla stanchezza o al fatto di non riuscire a contrattare col cliente. Ma non bisogna mai perdere la pazienza, la forza e la voglia di fare».

Dalla Romania arriva Constantin Proistosescu che ha una gran voglia di aiutare i compagni: «Per me è la seconda edizione. Ero venuto nel 2007 e son tornato per fare qualcosa di diverso durante le ferie. Ho incontrato persone conosciute allora e ce ne sono tante altre con cui fare amicizia e divertirmi un po’. Ma il pensiero è sempre ad aiutare la gente meno fortunata di noi».

Anezka Saliova, di origine slovacca, guida un gruppo di sette ragazzi della Val di Cambra, in Trentino che non vedono l’ora di entrare nel vivo del campo: «Ho partecipato – dice - 10 anni fa a due edizioni. Poi ho smesso prima di riprendere coi giovani che seguo in parrocchia. Abbiamo visitato diverse città per conoscere l’Italia ma mai abbiamo vissuto esperienze di lavoro. Non è stato difficile convincerli».

Annalisa Lona, che è una delle ragazze trentine, afferma: «Sono alla prima esperienza. Il nostro capo ci ha portato per provare a fare del bene per gli altri. Abbiamo missionari dalle nostre parti e li abbiamo sempre aiutati». La compagna Beatrice Dalla Porta continua: «Siamo qui anche per conoscere nuova gente e vedere come è il mondo fuori dal Trentino. Ci saranno periodi duri per la stanchezza o per il caldo ma tutti assieme il tempo passa veloce». Anche Padre Renzo Mancini, Cappuccino dell’Emilia-Romagna, missionario in Etiopia da 34 anni, fa il punto: «Sono tra i responsabili che utilizzeranno i soldi di questo progetto. Le priorità sono la chiesa e l’acquedotto. L’acqua è un’emergenza grande. Anche se siamo in città è razionata».